Thursday, September 02, 2004

egemonia culturale: da leggere l'editoriale di oggi di galli della loggia sull'egemonia culturale del pci in italia. due o tre cose le devo dire pero'. in primo luogo lui parla di una frattura nel mondo diciamo "degli intellettuali" italiani dopo il 1945. da destra sarebbero passati a sinistra. non sono d'accordo. credo che non si renda conto che molti di questi intellettuali non ebbero alcuna difficolta' a migrare nel pci, il quale, analogamente al pnf, non dava alcun rilievo ai valori democratici veri, se non come fase transitoria per il "passaggio al socialismo". pci e pnf condividevano assolutamente questo aspetto. della loggia mi pare dica: "che c'e' di male che ci sia stata questa egemonia?"... non c'e' niente di male, naturalmente. tuttavia bisogna ricordare che il pci, specialmente quello togliattiano, ereditava in pieno l'idea di egemonia come fatto totale, totalizzante. ossia, tutta la cultura deve essere comunista. non accettava l'idea di una coesistenza di visioni diverse e configgenti. tutti gli intellettuali dovevano organicamente contribuire per arrivare alla realizzazione dell'unita' culturale. e infatti in italia ci sono quasi riusciti, come riconosce lo stesso galli della loggia. dunque non c'e' niente di male, ma sarebbe stato meglio che fosse andata diversamente. un ultima cosa. il nostro editorialista cita einaudi. ebbene si vada a cercare il capitolo della monumentale "storia dell'italia repubblicana" in cui si parla del voto in assemblea costituente dell'art.7. non si capisce un tubo. il fatto che il pci voto' con i cattolici per inserire il concordato fascista nella costituzione non viene detto... ditemi voi... c'e' di male? c'e' di male si'.

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