Friday, September 30, 2005

il vaticano contro la playstation: nuova vittoria del vaticano. ieri sera è stata sospesa la nuova campagna pubblicitaria della playstation, la piattaforma di video giochi più diffusa nel mondo, che comprendeva una foto con un ragazzo incoronato di spine. la sony computer entertainment italia in una nota ha espresso ieri sera "il proprio rammarico per le reazioni causate dalla propria campagna pubblicitaria '10 anni di passione'. preso atto che è stato frainteso lo spirito del messaggio pubblicitario che voleva essere veicolato - prosegue la nota - l'azienda comunica peraltro che la campagna è cessata e, anche alla luce delle predette reazioni, non verrà ripresa in futuro". la decisione della azienda produttrice di videogiochi è arrivata dopo una giornata di polemiche aperte da una dichirazione del cardinal ersilio tonini, che condannava "il senso equivoco dell'immagine". le sacre scritture, ha detto il cardinale, "non si possono utilizzare in questo modo". d'accordo con lui anche il direttore di famiglia cristiana, don antonio sciortino: si è "superato il limite", ha detto, aggiungendo: "si è toccato un momento molto delicato della vita del cristo, è quasi blasfemo, non c'è altro messaggio che il gusto di provocare". secondo donato mosella dell'esecutivo della margherita, si è trattato di una "operazione che rischia di rivelarsi poco rispettosa della sensibilita' dei credenti". mentre il vice direttore dell'osservatorio sulla comunicazione della cattolica di milano, ha fatto notare che i pubblicitari "hanno lavorato sulla carne viva del simbolo" e il parlamentare di an bonatesta ha chiesto l'intervento di un giurì. i pubblicitari nel corso del pomeriggio di ieri hanno detto la loro. "la stavo guardando proprio ora e posso dire che la fotografia è proprio bella", ha commentato gavino sanna. oliviero toscani non commenta la foto del ragazzo con in testa la corona di spine, che dice di non aver ancora visto. sull'indignazione della gerarchia vaticana pero' spiega: "ma perché - si chiede - la religione si deve scomodare sui temi laici e noi non possiamo toccare temi religiosi?".
la foto

Wednesday, September 28, 2005

ruini affila le armi: con l'uscita di oggi riportata da molti giornali: "per difendere le nostre posizioni, siamo disposti a qualsiasi guerra", si fa sempre più netto il contesto di contrapposizione tra il vaticano e il resto del mondo. e forse ci sarà da attendersi qualcosa anche dall'evento che prende avvio da domani a roma. proprio su invito del presidente della cei camillo ruini, i presidenti delle 34 conferenze episcopali d'europa si riuniranno appunto da domani. l'incontro si prolungherà fino a domenica 2 ottobre, giorno in cui prenderà il via il sinodo generale dei vescovi. i leader delle chiese cattoliche europee parteciperanno infatti domenica prossima alla messa di apertura del sinodo nella basilica di san pietro presieduta da benedetto xvi.

durante i quattro giorni dei lavori si affronteranno diverse questioni. in una nota il consiglio delle conferenze episcopali europee (ccee), spiega nel dettaglio che ''nella prima giornata dei lavori, le discussioni ruoteranno attorno al tema del concilio vaticano secondo e l'europa in occasione del 40° anniversario della conclusione della grande assise. i vescovi, alla luce delle indicazioni del concilio, cercheranno di individuare le linee di fondo del servizio futuro delle conferenze episcopali e del ccee per l'evangelizzazione''. è prorpio da vedere come si parlerà del vaticano secondo e come esso sarà messo in rapporto alle ultime uscite di ruini e ratzinger. alla luce di tutto ciò però non mi aspetterei grandi cose. ed anche l'incontro del papa con il celebre teologo dissidente hans küng, sembra essere più una parentesi per indagare cosa succede nel mondo dei "cattolici silenziati" che una effettiva apertura di credito agli stessi.

Tuesday, September 27, 2005

calissano\2: prosegue sui giornali la valanga di moralismi sulla vicenda dell’attoruccio e la ballerina. un esempio dal numero del corriere della sera di oggi: “depressione la sua malattia, cocaina il suo rifugio, dice l’avvocato, che non esclude di richiedere per calissano una perizia psichiatrica che aprirebbe la strada a una estrema linea difensiva: la seminfermità mentale. prima, però, bisogna ricostruire il sabato notte iniziato in casa di calissano e continuato fra locali, night, appuntamenti volanti, per trovare la sua conclusione ancora nella residenza «le rocche». per un ultimo tour di «pippate», come gli amici di quella notte, ora testimoni, hanno raccontato alla polizia. un fiume di coca che, mischiata a tranquillanti (sembra il minias), ha provocato la morte di ana lucia bandeira bezerra”. a parte la scelta dell’avvocato carlo biondi, sicuramente discutibile, di seguire la via dell’infermità mentale, direi che si continua a fare della condanna morale la motivazione per sbattere in galera un individuo. se si legge infatti l’articolo del corriere non si trova una, dico una, notizia che possa far pensare allo spaccio di cocaina, mentre sia l’articolo del corriere che gli altri grondano di particolari che descrivono il cosiddetto “festino”, in cui attorucolo e amici e amichette hanno consumato, ma non venduto cocaina. e il consumo in italia è consentito. la legge punisce gli spacciatori e non i consumatori di droga. la legge non serve per condannare stili di vita che non si condividono. ognuno in italia, almeno fino ad oggi, è libero di condurre lo stile di vita che ritiene adatto per sé. e le leggi non interessano questo aspetto della vita dei cittadini.

Monday, September 26, 2005

calissano: «morte come conseguenza di altro reato». ecco una bella cosa da giustizia da paese del terzo mondo, così come il nostro ormai è diventato per molti aspetti. all'attorucolo tv gli muore una cubista in casa e lo sbattono in isolamento con una accusa inventata sul momento: «morte come conseguenza di altro reato». ma perché poi l'isolamento, che fa, qualche altro reato contro i compagni di cella che poi si convincono a morire?

Wednesday, September 21, 2005

quale cina\2: ieri sera mi è capitato di vedere in tv fassino e tremonti. si parlava di "tasche" con il solito teppista, il floris di raitre. una cosa sembra sicura: ci siamo impoveriti. come mai? per l'euro e la cina. dell'euro non saprei dire molto, ma della cina si è detto che non si regge la competizione. ma nessuno però che abbia provato a discutere una cosa che sembra semplice, ma forse non è scontata. la competizione forse avrebbe più senso se in cina si rispettassero i diritti fondamentali degli individui. allora anche il sistema produttivo non sarebbe quello tipico di una dittatura, come è oggi. e anche se l'italia del dopoguerra ci mise solo due anni per raggiungere gli stessi livelli di produttività del fascismo, in ogni caso, probabilmente, i consumi interni, uno stile di vita diverso, la propensione a spendere (amartya sen), cambierebbero di molto le carte in tavola. e oggi il nyt riporta una storia che dà un po' il senso di quello che succede da quelle parti. "for three days and three nights, - scrive il nyt - the police wrenched qin yanhong's arms high above his back, jammed his knees into a sharp metal frame, and kicked his gut whenever he fell asleep. the pain was so intense that he watched sweat pour off his face and form puddles on the floor. qin yanhong confessed to a murder under coerced police interrogation in 1998 and was sentenced to death. he was freed in 2002". segue...

Tuesday, September 13, 2005

teoria: qualche parola su una parola che ho usato spesso a spoposito. la parola viene dal verbo greco theorein. théa è l'aspetto, l'apparire in cui qualcosa si mostra, la veduta nella quale si offre. orao significa guardare qualcosa, osservare, considerare. da qui risulta che theorein è théa orao: guardare l'aspetto sotto cui la cosa presente (das anwesende) appare, e in virtù di questa vista sostare, vedendo, presso di essa. la theoria, di per se stessa e non in virtù di una utilità che le si aggiunge dall'esterno, è la forma migliore dell'esistenza umana. la theoria è infatti la pura relazione agli aspetti di ciò che è presente, che nel loro risplendere (scheinen) toccano l'uomo in quanto fanno risplendere (be-scheinen) la presenza (gegenwart) degli dei. io invece la uso spesso nella accezione volgare per indicare qualcosa di astratto, e anche qui le distinzioni sull'uso della parola sono molte, astratto per kant significa... ecc. lasciamo perdere... il mio problema è che quando dico: "non facciamo teoria" intendo dire: "non ci perdiamo nel metalinguaggio" che è una grande cosa, ma se se ne abusa ti impedisce alla fine di vedere l'oggetto.

Monday, September 12, 2005

massime\36: la memoria l'ho perduta, mi è rimasta solo la fantasia. (andrea borgia)

Thursday, September 01, 2005

ritorno: tardivo, scusate, e in ogni caso continuo a preferire le parole degli altri alle mie. spero mi passerà. ma non c'è fretta. ecco le parole di adriano sofri: «Penso che Agnoli — naturalmente può esser colpa mia — abbia del tutto frainteso i due punti sui quali ha incentrato le sue obiezioni e il suo collage di citazioni. il primo, che le cose esistano fuori, indipendentemente, prima (e dopo) di noi che le percepiamo e pensiamo: questo avevo scritto piuttosto recisamente. Secondo, che noi cerchiamo e riconosciamo nelle cose fuori di noi, e in noi stessi, modi, svolgimenti, ricorrenze che chiamiamo "leggi", e che sono "intelligenti" solo perché corrispondono alla nostra intelligenza. Il finalismo del creato coincide con il creato così com'è: è come il provvidenzialismo in morale, e lo storicismo ingenuo nella storia, tutto ciò che è reale è razionale. Quanto al mistero e alla capacità di meraviglia, direi che non credere in Dio non li riduce affatto, e spesso li accresce. Così come non cancella, e anzi spesso accresce, la sensibilità al sacro, come a ciò che ha valore per sé, e non per il nostro scambio, e nemmeno per il nostro uso. Voglio ora parlare di un'appendice agli scambi d'idee di questi giorni. Ho una ragazza, bellissima, che si chiama Elvira, e siccome non vuole vedermi, le telefono. Per non vedermi, dice che ogni viaggio le costa troppa fatica. Ha una grande casa nuova, dirimpetto all'Africa, e ha fatto piantare all'inizio dell'estate una fila di bouganville addosso al muretto in fondo al giardino: uno di questi giorni, mi ha detto, farà una gita fin là per vedere quanto sono cresciute. Ci sono almeno ottanta metri dalla casa al muretto, mi ha spiegato. Dunque ieri, dopo avermi chiesto conto di quel che avevo scritto a proposito della rinuncia alla fede, mi ha rimproverato: "Ah, proprioora che io mi aggrappo sempre di più a Dio". Allora mi è venuto in mente qualcosa che somigliava a un sogno, e invece, mi sono ricordato subito, era un discorso ascoltato due o tre notti fa, mentre cercavo di addormentarmi. Per prendere sonno ascolto nel cuore della notte certi programmi della radio in cui voci parlano — la musica infatti mi tiene ancora più sveglio: di preferenza Marco Pannella su Radio Radicale, o monsignor Ravasi su Radio Maria. Questa volta, nell'ora della lezione di monsignor Ravasi sulla Bibbia, parlava qualcun altro, con un accento meridionale e un tono un po' enfatico, ma una notevole qualità retorica, perfino spericolata e barocca in qualche luogo. Non so tuttora chi fosse, ma a un certo punto ha detto di sé di essere un vescovo meridionale, e di essere anche un buon nuotatore. E chi sa nuotare, ha detto, sa bene che chi abbia paura di annegare e chieda aiuto, si aggrappa per istinto al soccorritore, rischiando di tirarlo al fondo con sé. Se si vuole salvarsi, bisogna evitare di aggrapparsi, e invece abbandonarsi al sostegno del soccorritore. E la stessa cosa, ha detto, deve avvenire con Dio. Non bisogna aggrapparsi al suo aiuto, ma abbandonarsi al suo amore. A questo punto ero completamente arzillo, e ho perso un'ennesima notte: però ho potuto raccontarlo a Elvira, la quale è sempre stata molto riluttante ad abbandonarsi. Non ho una morale da tirar fuori da questa storia, se non un certo ottimismo sui vescovi meridionali».

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