Monday, September 25, 2006

Cina. Io la vedo così

In molti si aspettavano qualcosa in più, qualcosa di diverso dal viaggio in Cina del governo italiano, e in particolare si aspettava qualcosa di più da Emma Bonino sulla questione dei diritti umani.
Avendo avuto l’opportunità di seguire questo viaggio del governo italiano, mi pare utile versare alla discussione, che si svolge non solo tra noi, quanto ho visto e sentito con i miei occhi e le mie orecchie, al fine di rendere il dibattito più utile e approfondito.
Andiamo ai fatti.
Si rimprovera alla delegazione di non aver parlato di diritti umani. Se ne è invece parlato. E in più occasioni. Nella conferenza stampa di presentazione del viaggio, Prodi affermò che la questione sarebbe stata posta alle autorità cinesi. Nella cerimonia di presentazione della fiera di Canton, Emma Bonino ha fatto un chiaro riferimento a conclusione del suo discorso alla necessità di salvaguardare diritti e libertà dei cinesi. Due giorni dopo, nella fumosa, fastosa e blindata cerimonia di conclusione a Piazza Tien an men, Emma Bonino ha ripetuto il suo appello in favore dei diritti e le libertà dei cinesi.
Per capire di cosa stiamo parlando è bene descrivere la circostanza specifica di quest’ultima manifestazione pubblica. Si è trattato di una manifestazione pubblica solo per l’opinione pubblica internazionale, ma è stata una manifestazione completamente negata ai cinesi. E non solo a loro. Io, che ero in Cina con un accredito come accompagnatore della delegazione del governo italiano, non ho potuto parteciparvi. Sono riusciti ad entrare solo i giornalisti accreditati già da settimane prima della partenza della missione, e loro stessi hanno subito molti controlli e incontrato molte difficoltà per accedere alla cerimonia.
In questo quadro è evidente che anche una manifestazione plateale, forte, impegnativa del ministro o di chi per lei, sarebbe stata negata all’opinione pubblica cinese.
L’impegno a favore dei diritti dei cinesi, credo io, deve raggiungere in primo luogo i cinesi stessi. E’ certo importante comunicare al resto del mondo che noi radicali, ancorché ministri o semplici militanti, siamo impegnati nella lotta per aprire ai cinesi lo spazio delle loro libertà. Tuttavia occorre immaginare qualcosa ad uso dei cinesi stessi, e non solo destinato al nostro uso interno, se non introvertito.
Avevamo bisogno di ribadire la nostra posizione in tema di diritti umani in Cina? Non credo. Almeno, non credo che Emma Bonino avrebbe avuto il bisogno di farlo lì. La posizione di Emma Bonino in Italia e fuori è nota. Le sue innumerevoli battaglie su questi temi parlano da sole.
In ogni caso per me è errato anche il giudizio che si è dato sul valore, sull’effetto che le dichiarazioni, che pure ci sono state, hanno avuto. La sera di domenica 17 settembre, a visita praticamente conclusa, Wen Jiabao, il capo del governo, si è presentato in tv, sulla rete nazionale CCTV che trasmette in inglese. Inscenando con uno sgherro del regime comunista nelle vesti di giornalista una intervista stile BBC, ma con domande e risposte evidentemente preparate a tavolino, e facendosi chiamare premier, ha risposto per più di mezz’ora, nell’ora di punta di ascolti, sul tema dei diritti umani. Se lo ha fatto si vede che le dichiarazioni di Emma Bonino e del governo italiano non sono cadute del tutto nel vuoto. Le risposte del cosiddetto premier ovviamente sono state orribili: la Cina, dice Wen Jiabao, rispetta i diritti umani più degli occidentali, e anzi è impegnata sul fronte dell’inquinamento da ammonio più degli altri. Il suo tentativo è stato dunque evidentemente quello di deviare l’attenzione dalla questione dei diritti su altri astrusi temi. Per inciso, in Cina l’inquinamento è a livelli drammatici: Pechino è avvolta in una coltre opaca, il cielo è sempre di un colore sbiadito e dagli aerei si vedono centiaia di ciminiere che scaricano fumi di tutti i colori nell’atmosfera, e tutti tossiscono e sputacchiano giorno e notte.
Le dichiarazioni sono dunque arrivate a qualcuno. Il cosidetto premier ha parlato in inglese e non in cinese. E in Cina un tassista non spiccica una sola parola di inglese, neanche se lo costringi con la forza.
Chi poteva sentire, chi poteva sapere della conferenza stampa conclusiva del viaggio italiano, ha sentito, ed ha ricevuto anche la risposta allarmata e spiazzante del regime.
Le posizioni sono salve. Per il dopo resta da capire cosa fare per i cinesi, quelli che non parlano inglese, che sono la stragande maggioranza, quelli che non hanno neanche saputo che quel pomeriggio di settembre in quella strana e immensa piazza di Pechino, c’erano degli italiani ad incontrare il governo cinese.
Le città cinesi sono cantieri a cielo aperto. Spuntano palazzi e strade immense da tutte le parti. Ho lasciato un palazzo a dieci piani la sera, e la mattina dopo ho intravisto le strutture già ben formate dell’undicesimo. In questo mondo in repentina, feroce trasformazione si muovono persone, individui, giovani e vecchi che nulla hanno più a che fare con la follia ideologica di Mao e dei suoi eredi. Vivono come noi, vanno in giro, si parlano con il cellulare, usano internet, si vestono in modo coloratissimo e stravagante. Le ragazze sembrano correre in avanti più degli altri. Ho conosciuto “I”, una ragazza di 22 anni che era la nostra guida a Pechino. David Carretta e Stefano Marrella, che erano con me, hanno capito subito che lei, così come molti altri cinesi che abbiamo incontrato, era pronta a spillarci soldi a nostra insaputa, portandoci in giro in negozi e mercatini di suoi amici e non in quelli più famosi e forniti della capitale. Io, imbambolato dai suoi modi, sono caduto nella trappola. Però I mi detto due o tre cose che mi hanno colpito: mi chiamo I, dice, che in cinese vuol dire “uno”, il numero. Sono figlia unica come tutti i cinesi. Con queste pochissime parole mi ha raccontato tutta una storia. Mi ha testimoniato con la sua vita la drammaticità della legge sui figli unici, che pure ha salvato la Cina dalla bomba demografica che fino a qualche anno fa la minacciava gravissimamente. Una legge che si è connessa con la tragica tradizione cinese di uccidere le figlie femmine, vissute da sempre nelle famiglie cinesi come una disgrazia. Le donne oggi in Cina scarseggiano. Lei è sopravvissuta. Solo per questo fa parte di qualcosa di nuovo. Le ho chiesto di piazza Tien an men a bruciapelo, senza aggiungere altro. Mi ha solo detto: quella piazza ha una storia. E non ha detto altro. Ho capito, o forse ho creduto di capire, che non voleva dire altro, che era meglio non dire altro. Ma la storia è viva, si conosce, sopravvive tra i cinesi come lei.
Ho pensato a cosa possiamo fare per I, per le persone come lei, per dare loro il nostro bagaglio storico, positivo di valori liberali, di conoscenza, valori di profonda umanità, senza mettere lei e gli altri come lei a rischio di una nuova Tien an men. E la risposta non l’ho trovata. La risposta non mi sembra solo quella di ribadire la nostra posizione sui diritti umani. La risposta è fare qualcosa di concreto perché le persone come lei possano conquistare il diritto di parlare di politica, di opporsi al regime, di scrivere su un blog criticando il regime, di votare per un partito d’opposizione.
Qualcuno tra gli esperti di certe cose sostiene che lo sviluppo economico prima o poi porta le persone a cercare anche lo sviluppo politico e sociale. Intanto perdiamo tempo. E passano i giorni, e i dissidenti vegnono arrestati in silenzio, e le esecuzioni capitali in Cina si moltiplicano, e I mi promette di darmi il suo indirizzo mail, ma poi non me lo da, sorridendo un po’ amaramente.
Ricordo che in una delle prime riunioni radicali a cui ho partecipato, ho sentito Marco che parlava di conigli dal cilindro che noi radicali siamo capaci di tirar fuori al momento opportuno. Ce ne vorrebbe proprio uno ora, ma io cerco nel cilindro e non trovo nemmeno le orecchie del coniglio, e quindi niente coniglio.

Thursday, September 21, 2006

Cina: il dissenso corre online

Continuano a far paura i dissidenti online in Cina. Ne hanno arrestati altri tre. Occorrerebbe creare una piattaforma web per cercare di attirare il più possibile queste voci, promuoverle, a garantirle in qualche modo dal regime del pcc. Si potrebbe pensare a una specie di nucleo dissidente online da promuovere, cercando di scavalcare la censura cinese, non credo che sia impossibile.
Ecco le storie degli arrestati.
Zhang Jianhong, scrittore e poeta di 48 anni, è stato fermato ed imprigionato il 6 settembre a Ningbo per "incitazione alla sovversione del potere dello Stato". Una ventina di poliziotti, muniti di un mandato di perquisizione, hanno fatto irruzione nel suo domicilio e hanno sequestrato i dischi duri dei suoi due computer e un'agenda elettronica. Hanno inoltre interrogato la moglie, Dong Min, per avere informazioni sulle persone frequentate dal marito e sugli articoli che Zhang Jianhong pubblicava su alcuni siti Internet registrati all'estero. Zhang Jianhong, membro dell'organizzazione degli scrittori indipendenti PEN, scriveva con lo pseudonimo di Li Hong. Ha già passato un anno e mezzo in un campo di «rieducazione attraverso il lavoro» per «propaganda contro-rivoluzionaria ». Zhang Jianhong si era dimostrato solidale con il movimento pro-democratico del 1989. Ha fondato, nell'agosto 2005, il sito letterario Aiqinhai.org (http://www.aiqinhai.org/) e ne è stato il caporedattore fino alla sua chiusura disposta dalle autorità nel marzo 2006. Il difensore dei diritti civili Yang Maodong, più conosciuto con il nome di Guo Feixiong, è stato arrestato il 14 settembre 2006, nella sua casa a Canton. I poliziotti, muniti di un mandato, vi hanno effettuato una perquisizione e hanno sequestrato tre computer e degli appunti personali. Accusato di "commercio illegale", avrebbe fatto stampare, pubblicare e venduto 20 000 libri creando una falsa casa editrice. Sua moglie, Zhang Qing, ripete che suo marito è innocente e che le accuse sono totalmente infondate. Yang Maodong è attualmente detenuto per ordine dell'Ufficio della sicurezza pubblica di Canton. Sua moglie ha cercato, lo scorso 18 settembre, di andare a trovarlo ma non è stata autorizzata ad incontrarlo. Yang Maodong, scrittore di 40 anni, è conosciuto per aver difeso gli abitanti del villaggio di Taishi (Guangdong) che avevano manifestato, nel settembre 2005, per protestare contro la corruzione del governo locale. Il cyberdissidente aveva offerto loro assistenza e consigli giuridici per aiutarli nella preparazione della loro denuncia contro il capo del villaggio. Aveva inoltre descritto e analizzato l'accaduto pubblicando numerosi articoli su svariati siti Internet (es. sul Forum Yannan, chiuso il 1° ottobre 2005.) Maodong è stato arrestato una prima volta, il 6 ottobre 2005, per "aver turbato l'ordine pubblico". E' stato liberato, senza essere stato processato, tre mesi e mezzo dopo. Continuamente assillato dalla polizia, è stato aggredito e picchiato a tre riprese da quando è stato rilasciato, l'ultima volta nell'agosto 2006. Chen Shuqing, membro del Partito democratico cinese (proibito), è stato convocato dalla polizia di Hangzhou (Zhejiang). Si è presentato, il 14 settembre, a un commissariato locale ed è stato immediatamente trasferito in carcere. E' accusato di "incitazione alla sovversione del potere dello Stato". I poliziotti hanno perquisito la sua abitazione per sequestrare i dischi duri dei suoi computer e alcuni documenti personali. Laureato in biologia, Chen Shuqing è già stato imprigionato per quattro mesi nel 1999 per aver partecipato alla creazione del Partito democratico cinese. Dopo la sua liberazione, il cyberdissidente ha ripreso gli studi universitari per diventare avvocato. Nel 2005, Chen Shuqing ha sostenuto e superato gli esami di avvocatura, ma l'ufficio della Giustizia della provincia di Zhejiang non gli ha permesso di conseguire il diploma di avvocato dicendo che gli articoli da lui pubblicati su Internet violavano la Costituzione. Chen Shuqing ha denunciato i responsabili di questa decisione ma ha perso la causa. (Fonte: F.Rampini e Reporters Senza Frontiere)

Monday, September 18, 2006

La Cina e' lontana

Scrivo da Pechino. Ho avuto l'opportunita' di seguire il viaggio di Emma Bonino qui in Cina. Leggo un po' giro su siti e blog vari di polemiche e insoddisfazioni: si rimprovera ad Emma di non aver parlato abbastanza di diritti umani e pena di morte. Io la vedo cosi': e' vero che le parole sono fatti, hanno forza, e con le parole si puo' cambiare il mondo, ma tutto cio' avviene quando la parola e' persuasione, serve a convincere, a portare dalla tua parte qualcuno che decide di scegliere. La missione che sto seguendo con qualche difficolta', dato che qui in Cina per esempio parlare con un tassista e' un'impresa disperata, la missione mi pare si ponga un altro obiettivo. Non mi pare che Emma sia venuta qui per cercare di convincere il regime comunista a rendersi conto delle sue gravissime nefandezze. Siamo qui per vedere di creare un link con le persone, gli imprenditori che lavorano, che producono, che fanno girare la macchina della vita cinese. E la vita cinese, mi pare guardandola da qui, non e' quella di un paese comunista. C'e' sviluppo ed emancipazione. Ci sono i dati terrificanti che conosciamo tutti sulla pena di morte, sulla soppressione della liberta' di stampa e sulla censura del web. Credo che pero' un sostegno alla trasformazione, che qui si misura di giorno in giorno, con palazzi che dall'altra parte della strada crescono di un piano al giorno, un sostegno allo sviluppo della societa' sia un concreto impegno per i diritti delle persone. Dire in faccia al regime quello che fa puo' essere utile, ma non so quanto lo sia per i cinesi. Se scegliamo di impegnarci per i loro diritti, per le loro liberta', credo che fare in modo che la loro vita si liberi in qualche modo, anche nell'aspetto pratico, dal giogo che il regime fino a pochi anni fa imponeva loro, mi sembra qualcosa di molto importante. La forza di questa trasformazione sara' globale ed investira' anche gli altri aspetti di questa realta'. E' poco. E' vero. Ma e' qualcosa. Qualcosa di concreto.

Tuesday, August 15, 2006

Israele nell'Unione Europea

Questo blog invita i suoi lettori a sottoscrivere il Manifesto-Appello per il Primo Satyagraha Mondiale per la Pace, per la Giustizia, la Libertà e la Democrazia, per il ricongiungimento prioritario, immediato, di Israele nell'Unione europea. (Firma qui!)

Wednesday, August 02, 2006

Doping libero o ritorno al dilettantismo assoluto

Dal Financial Times.
Tutto lecito oppure torniamo allo sport amatoriale
Era, da tutti i punti di vista, una delle grandi storie dello sport. Il favorito della corsa, Floyd Landis, distrutto dopo una cattiva prestazione, aveva gettato al vento l’occasione di vincere il Tour de France, si era ubriacato, era andato a dormire, e quindi aveva sgominato il campo il giorno dopo. Quella tappa sbalorditiva effettivamente gli aveva fatto vincere il Tour. La storia ora ha un risvolto, dal momento che il campione che Landis ha fornito alla fine di quell’epico giorno era positivo.

Landis nega di aver trasgredito, ma dal momento che la maggior parte dei corridori di vertice dell’anno scorso avevano dovuto rinunciare al Tour di quest’anno per varie indagini sul doping, questo triste affare è più grande di Landis stesso. Gli appassionati di sport stanno cercando un modo migliore per considerare il doping nello sport. L’attuale codice antidoping vieta le droghe in presenza di due fra questi tre criteri: potrebbero danneggiare gli atleti, potrebbero alterare le prestazioni, violano lo “spirito dello sport”.
(Tutti in due ruote)

Forse le autorità sportive dovrebbero dimenticare le vaghe sciocchezze sullo “spirito dello sport” e consentire le droghe, a meno che non abbiano seri effetti collaterali. Attualmente la sicurezza di molte droghe vietate è sconosciuta, perché vengono distribuite attraverso canali illeciti. Questa misura potrebbe screditare lo sport più che la processione di truffatori nelle ultime pagine. Dopo tutto, l’imbrogliare fa arrabbiare la maggior parte degli appassionati di sport più delle droghe stesse.

Il libero uso delle droghe nello sport offrirebbe almeno un’opportunità di sponsorizzazione da parte delle compagnie farmaceutiche. Ai tradizionalisti questo non piacerà, così c’è un’alternativa: vietare tutte le tecniche che alterano una prestazione, comprese diete, esercizi, allenatori e, peggio di tutto, la pratica. Un ritorno agli ideali corinzi avrebbe un benvenuto effetto collaterale: gli inglesi potrebbero, in cambio, vincere qualcosa.

Friday, July 28, 2006

Fai notizia!

Da qualche anno ho la fortuna di lavorare con un "vulcano" umano che risponde al nome di Diego Galli. Il quale bel bello, come dicevano i nostri nonni, ha fatto partire un progetto di informazione partecipativa sul sito di Radio Radicale in cui è già possibile dare il proprio contributo (qui il link). Trovo l'idea importante e dalle prospettive straordinarie. Si apre la possibilità, che già oggi su internet esiste in vari modi, di uscire dallo status di lettore, spettatore, telespettatore, per diventare autore di notizie, informazioni, opinioni. La cosiddetta controinformazione esce dal ghetto della settorialità per confrontarsi in uno spazio aperto dove la discussione e il confronto tra idee diverse permetterà, credo e spero, grandi cose. In bocca a lupo a Diego e a noi, o, come dicono i teatranti, merda!

Thursday, July 27, 2006

Intercettazioni

"Se non funziona lo stato di diritto tutto finisce in trogolo, con il risultato che gli onesti sembrano fessi, gli accusati diventano subito colpevoli, i colpevoli non vengnono mai accertati, le pene stanno solo sui libri, i controlli si fanno a casaccio, i magistrati si dilettano in politica, e tutti vissero nel peggiore dei modi" (D. Giacalone)

Friday, July 21, 2006

Macellai: morto uno degli sgherri di Pol Pot

E' morto di vecchiaia l'uomo del terrore cambogiano, leader dei Khmer Rossi, secondo per crudeltà e violenza solo a Pol Pot di cui era il successore. L'ex comandante militare Ta Mok, 82 anni, detto "il macellaio" e imputato nel processo per il genocidio compiuto sotto il regime comunista dei Khmer di Pol Pot, si è spento stamani in ospedale nella capitale Phnom Penh. "Il macellaio" era il più importante fra gli imputati nel processo - le cui udienze si apriranno nel 2007 - ai (pochi) leader sopravvissuti del regime maoista instaurato dai Khmer Rossi dell'allora leader Pol Pot (morto nel 1998), che ha seminato il terrore in Cambogia per quattro anni dal 1975. Si calcola che nel genocidio perpetrato contro il suo stesso popolo il regime di Pol Pot abbia ucciso da 1,7 a due milioni di persone. (fonte: repubblica.it)

Thursday, July 20, 2006

Scuola pubblica

“Compagni” contadini, fatevi un po’ più in là. In Cina è vita sempre più dura per chi viene dalla campagna. Tutto è cominciato come un esperimento in una scuola media di «frontiera» di Wuhan, Cina centrale: l’istituto «Decai», al confine tra città (oltre sette milioni di abitanti) e risaie. All’inizio dello scorso anno scolastico, il provveditore ha autorizzato il preside a formare otto classi per soli «figli di contadini» separati per la prima volta nella storia moderna del Paese dai «figli dei cittadini ». I risultati, con le lezioni appena terminate, sono stati giudicati soddisfacenti, tanto che da settembre saranno dieci le scuole, nella metropoli che si affaccia sul medio corso del fiume Yangzi, a creare classi separate a seconda della provenienza dei nuovi iscritti: contadini da una parte, cittadini dall’altra. La notizia, data con risalto dal Beijing Chenbao, quotidiano del mattino di Pechino, ha creato non poche polemiche: genitori che hanno telefonato per protestare; studenti in lacrime per quella che è stata giudicata una vera e propria «umiliazione»; politici locali che hanno bonariamente commentato: «È stata presa una decisione sbagliata partendo comunque da buone intenzioni ».
l provveditore, il professor Xie, dimostra sangue freddo di fronte agli attacchi. «Qualunque esperimento—ha spiegato — suscita controversie, è normale: altrimenti che bisogno ci sarebbe di trovare nuove soluzioni?». Ma le «contraddizioni in seno al popolo»,come sarebbero state definite in un’altra epoca, potrebbero avere conseguenze inaspettate e dirompenti.Non solo aWuhan, città che pure, nei suoi 298 istituti scolastici, ospita qualcosacomecentomila studenti provenienti dalle aree rurali.
In Cina ci sono 800 milioni di contadini su un miliardo e trecento milioni di abitanti: che senso ha una politica che porta alla separazione fisica nelle scuole fondata sull’origine degli studenti? Xie confida nell’esperimento. «La verità — dice —è che vogliamo promuovere l’integrazione e diminuire le discriminazioni».
Con classi così distinte? «I figli dei contadini, quando arrivano in città, si confrontano con una realtà molto dura per loro: non parlano la lingua dei loro compagni (nelle campagne si usa per lo più il dialetto, ndr), hanno molte lacune nell’istruzione. Alla fine matura in loro un senso di inferiorità nei confronti dei compagni. Noi insegnanti dobbiamo invece garantire autostima, fiducia nelle loro capacità di migliorare».
Ecco perché, continua il professor Xie, in attesa «che siano all’altezza, li separiamo, convinti che presto potremo nuovamente integrarli con i ragazzi di città». (fonte: corriere.it)

Wednesday, July 19, 2006

Rosarum

“E' necessario che tutte le componenti federali della RNP assicurino la conoscenza, la trasparenza, dei momenti formativi delle proprie decisioni politiche da parte non solamente dei propri iscritti, sostenitori ed elettori. Un comportamento all’insegna di quella che un tempo si definiva ‘glasnost’. Forse l’unica esperienza del genere, anche a livello europeo, è quella dell’area radicale, nella quale si trasmettono i lavori ed i documenti di riunioni formali ed informali dei nostri organi di partito via radio e via internet”. Cito la sintesi che tnn ha fatto di alcune interviste che Pannella ha rilasciato in questi giorni. Rimando a lui per il testo. A me, ora, interessa questo punto. E lo metto in relazione ad un'altra notizia: è stata costituita l'associazione per la Rosa nel Pugno. Ora, sicuramente io posso essere stato distratto, ma mi pare che Turci e Buglio non si siano tanto dati da fare per farla circolare questa notizia. Se avessi saputo che c'era quest'incontro lunedì scorso, magari ci sarei andato, per dare un'occhiata.

Tuesday, June 06, 2006

Quale dialogo tra "maggioranza" e "opposizione"?

Ogni tanto mi viene voglia di fare un po' di fantapolitica. Leggendo l'articolo di Verderami di oggi sul Corriere, viene bene. Contatti, incontri, pranzi e prospettive. Sarebbe certo tutta un'altra cosa se questi incontri fossero pubblici, comunicati, evidenti. E invece ce ne raccontano solo, diciamo, per sentito dire, o per lasciare intendere. Stando così le cose, due o tre cose si possono dire. In primo luogo mi pare che esista un primo punto sui cui farsi domande in merito a quanto dice Verderami. Chi è 'sto dirigente del vecchio Psi che accoglie in casa sua D'Alema e Tremonti per fare le prove tecniche di “dialogo” tra maggioranza attuale e opposizione attuale? Che succede nella Lega tra Bossi e Maroni? ma... mi sa che mi tocca cominciare a revisionare il mio “Zero” (il caccia che usavano i giapponesi nella II GM).

Tuesday, May 30, 2006

Le parole di Sofri

Per adesso non torno. Tornano però le parole di Sofri. «La vita che continua. Le rondini, per esempio. Leggevo sui giornali che non arrivavano più, che ne sarebbero arrivate sempre meno. Però da me la prima coppia è tornata già con un azzardato anticipo, il 9 aprile, e ora è pieno, e le nidiate hanno già preso il volo. Leggevo dell’aviaria, di un allarme comprensibile e umano, ma con una specie di distrazione rispetto all’eventualità di un cielo malvisto e vuoto di uccelli. Seguo gli assidui convegni di Ahmadinejad – “La montatura dell’Olocausto”, “Il mondo senza sionisti”… – e immagino un mondo senza uccelli e senza ebrei, così, per sventare il contagio. Sui giornali di sabato ho letto dell’allenatore della squadra olimpica irachena di tennis, Ahmed Rashid, e dei due giocatori, Nasser Ali Hatem e Wissam Adel Odah, che sono stati ammazzati a Baghdad perché indossavano i calzoncini corti. Ho letto anche che secondo genetisti inglesi è nato prima l’uovo che la gallina. Mi ricordo di Sarajevo, quando all’improvviso riusciva ad arrivare ai brulli mercatini una fornitura umanitaria di uova. Si scherzava: è morto prima l’uovo o la gallina? La vita che continua: ci sono le lucciole fra le piante, le stelle in cielo. In galera – 62 mila persone, al momento: ma lasciate che la Cirielli lavori, e vedrete che meraviglie – niente cielo stellato, niente lucciole, occhi sbarrati sul soffitto, o sulla branda di sopra. Non passa giorno – non passa notte – senza che ci pensi, alla galera. Non per solidarietà, per malattia. Fuori, me la prendo per le cose più diverse. L’Olanda non doveva perdere Ayaan Hirsi Ali, comunque davvero si chiamasse. L’Italia doveva convocare Lucarelli. Prodi doveva istituire un ministero per il Nord, con un ministro del Nord, non so, Illy. Guardo le facce in giro, ora che posso andare in giro, e troppe mi sembrano, con tutto il rispetto, brutte e arrabbiate, anzi nemmeno arrabbiate, seccate, risentite. Specialmente quelle delle persone che guidano l’auto e parlano da sole. Poi torno e mi guardo allo specchio, temendo che anche la mia sia così, seccata, rancorosa. La vera differenza sono gli specchi. In galera non ci sono, uno non si vede per anni, poi viene fuori e non fa che incontrarsi, nelle vetrine, nei bar, nei bagni, e spesso non si riconosce e trasale, e poi si volta di qua e di là, si guarda e si riguarda, di fronte, di profilo, fa le facce, muove le gambe, così, per sgranchirsi, per riabituarsi».

Friday, April 07, 2006

I miei incubi sull'Ici

Mettiamo subito in chiaro una cosa: non sono comunista e non contesto il concetto di proprietà privata. Però due o tre cose su questa cosa dell’Ici le voglio dire. La storia è venuta fuori come ennesima trovata elettorale ed è ormai travolta da altri conigli usciti dai cilindri di Bersluconi. A me sinceramente ha fatto però molto pensare questo numero, questo 87% di “famiglie italiane” che posseggono la casa in cui vivono. Ho dato prima di tutto un’occhiata a un paio di statistiche Istat e la somma non è esatta. Si tratta di meno del 70%. In ogni caso la cifra rimane comunque alta. Io credo che la cosa, di per sé, non sia favorevole al mercato immobiliare, perché, appunto, si tratta di casa in cui si vive, e spesso, molti pagano 20 o 30 anni di mutuo, e non credo dunque che si mettano a fare i Ricucci, tutti i nostri piccoli proprietari.
Ma facciamo qualche piccola riflessione in libertà. Penso per esempio a Venezia. La Serenissima costruì la sua fortuna sul commercio, sugli scambi di mercanzie pregiate che venivano dall’Oriente, facendo di sé, appunto un grande centro di scambi, in cui la moneta circolava molto e frequentemente. Quando nel 1492 vide per sempre compromesso il suo monopolio territoriale negli scambi, Venezia inventò un nuovo mercato, insieme ad altri, e questo mercato fu la stampa. A Venezia vissero Aldo Manuzio e Pietro Bembo e gli altri grandi stampatori che stimolarono il mercato del libro, mercato che favorì la circolazione delle idee. Idee che circolavano a Venezia, a Parigi e nei Paesi Bassi. Fatalmente il declino di Venezia iniziò proprio in quel periodo, perché tale mercato non aveva certo le possibilità di sviluppo dei grandi scambi dei secoli precedenti, e proprio in quel periodo si intensificò la “monumentalizzazione” di Venezia, che terminò, ancora fatalmente, ma poi non tanto, solo alla fine del Settecento quando Napoleone si sbarazzò della città, vendendola, appunto, come una cosa, o forse come una “casa”.
L’opposto di Venezia è sempre stata la Roma papalina. Monumentale per definizione. Immobile per aspirazione. Dal 1600 fino al 1870 a Roma il Papa mantenne il numero fisso di 207 famiglie che rimasero proprietarie in tutto quel lasso di tempo, sempre degli stessi palazzi e delle terre intorno all’eterna città immobile.
Il 70% o 87% o 100% degli italiani possessori a chi si riferiscono: a Venezia o a Roma?

Wednesday, April 05, 2006

La matematica dei miei coglioni

Un sondaggio freschissimo dell'Ipsos darebbe la vittoria matematica all'Unione. Dall'indagine di Mannheimer emerge infatti che "i coglioni sono necessariamente il doppio delle teste di cazzo"

fonte: Dagospia

Thursday, March 30, 2006

Squalifica a vita per Jonathan Bachini

Ritorno estemporaneo, ma prima o poi ci rimetto le mani qui. Però la notizia di oggi mi interessa. Squalifica a vita per il calciatore Jonathan Bachini. E' stata questa la decisione della Commissione Disciplinare in merito al deferimento della procura anti-doping del Coni. Il centrocampista, quando era in forza al Siena, è stato trovato positivo al metabolita della cocaina al termine della gara esterna con la Lazio del 4 dicembre 2005. Il giocatore era stato sospeso da ogni attivitá sportiva in via cautelare il 20 gennaio e questa decisione era stata rinnovata il 3 marzo. La solita trombonata assurda della giustizia sportiva.

Thursday, March 02, 2006

Il papa con gli scarpini

Andrea Pazienza per prendere in giro i critici d'arte parlava di sé come di un esponente del “maivismo”, ossia come di un autore di cose mai viste. Credo che Ratzinger possa essere tranquillamente ascritto alla corrente del maivismo. E ieri sera ci ha dato un'altra delle sue “splendide” opere. Alla partita dell'Italia (per altro “maivista” una Germania così scarsa ), il papa ha mandato un pretone a leggere un messaggio lungo e noiosissimo su razzismo et similia. Evidenti i segni di impazienza dei calciatori ai quali a sentire il predicozzo si freddavano i muscoli ed erano costretti a saltelli e allungamenti. Ma siccome poi il messaggio in tv non si è sentito per via di un microfono troppo basso, il solerte Varriale ha prontamente riletto lo sbobbone nel corso dell'intervallo tra primo e secondo tempo. Su Sky una cosa del genere sarebbe potuta succedere? Solo su questa Rai “pubblica” e dominata dall'ordine dei giornalisti poteva esserci lo spazio per cose "maiviste".

Wednesday, March 01, 2006

L'Opus Dei contro la chirurgia estetica

«Certo, non è facile ricevere un paziente che ti dice voglio un lifting e spiegargli che farebbe meglio ad andare dallo psichiatra. Ma la metà degli interventi richiesti andrebbero rifiutati: non servono o sono addirittura dannosi». Lo dice Nicolò Scuderi, professore di chirurgia plastica alla Sapienza di Roma ad un convegno dell’Opus Dei. Dunque i nostri gerarconi vaticani non si limitano agli argomenti “seri” come la discussione sugli embrioni, ma l'offensiva è su tutta la linea. Spiega Paolo Persichetti, professore di chirurgia plastica all’Università campus biomedico di Roma, il policlinico vicino all’Opus Dei che ha promosso l’incontro, affollato da medici e scienziati di comprovata fede: «Il nostro compito dovrebbe essere quello di rimuovere solo quei difetti fisici che diventano un problema psicologico. Dovremmo invece opporci all’uso consumistico del bisturi, fermare chi rincorrere un’ideale di bellezza artificiale e chi ne approfitta per far soldi». «Un conto — dice ancora Persichetti — è correggere un difetto, ricostruire un seno dopo l’asportazione di un tumore, un altro è trasformare un individuo». Niente bisturi, poi, per chi vuole rinforzare le labbra, per chi pensa già al lifting sotto i 30 anni. Nessuna apertura, manco a dirlo, per chi vuole rifarsi il seno. Ma che c'è di male in chi vuole trasformarsi?

Fonte: Corriere.it

Tuesday, February 28, 2006

Putin il gazatore

Secondo le notizie di Google News, l'Eni stima per oggi una diminuzione delle forniture di gas russo dell'8,1% (6 milioni di metri cubi in meno sul totale di 74 milioni chiesti quotidianamente a Mosca) con un impatto sui consumi dell'1,7%. Dalle 6 di mattina di ieri alle 6 di oggi, invece, il calo delle forniture è stato dell'8,8% (6,5 milioni di metri cubi in meno) con un impatto sui consumi del 2,5%. La riduzione del gas, ha dichiarato l'Eni, è stata compensata tramite gli stoccaggi di modulazione. Nello stesso arco temporale sono diminuiti anche i consumi delle utenze allacciate alla rete Snam, scesi a 257 milioni di metri cubi. In calo del 9,5% rispetto alle 24 ore precedenti.
Questa storia del gas russo apre una serie di questioni. In primo luogo si rivela sempre più urgente una revisione dei nostri piani energetici, e qualche decisione in merito, per essere in grado anche di aumentare qui da noi la produzione. In secondo luogo, più che mai, a partire dalla ripicca di Putin con l'Ucraina, da cui ha preso il via la politica di “strozzinaggio energetico” della Russia, dobbiamo ancora una volta fare i conti con l'idea che l'ex dirigente del Kgb ha della politica internazionale. Per riaffermare il suo ruolo e la sua egemonia Putin in Cecenia fa quello che fa. Ricordare Beslan, il teatro di Mosca nel 2002 e tutta un'altra serie di vicende in cui non si è capito nulla, serve poi per ricordare che tutta l'informazione che viene da lì è stata infestata dalla “disinformazia” di stampo sovietico. In Ucraina poi Putin ha provato a taroccare le elezioni, ma non c'è riuscito, allora da un po' di tempo cerca di mettere gli ucraini in braghe di tela per portarli ad un comportamento più remissivo con quella che lui vuole ancora propagandare come la Grande Russia. Al piccoletto (Putin) però non gli basta l'Ucraina. È da qualche mese che mette in atto la stessa politica anche con l'Europa. Impressionanti furono poi le parole di Berlusconi di un po' di tempo fa, quando disse che se non fosse per la sua amicizia personale con Putin le cose andrebbero molto peggio. Mi piacerebbe che ci spiegasse bene questa cosa, per capire cosa gli ha chiesto all'amico Putin, come si sono messi d'accordo...

Thursday, February 23, 2006

Ds e Margherita: onirismo politico

Ascoltavo il prof. Biagio De Giovanni stamattina intervistato da Radio Radicale, che ha annunciato di candidarsi con la Rosa nel Pugno. Sono felice che lo faccia. È un bel colpo per noi ed è un segnale chiaro e preciso alla nostra sinistra, che, come dice De Giovanni, sembra una struttura kafkianamente ferma in meccanismi d''altri tempi. Su una cosa però non mi ha convinto, e cioè sul ruolo della Margherita. Ha sicuramente ragione sul fatto che Rutelli, a dispetto di altri, è quello che si sta muovendo nel modo più spregiudicato nell'anticipare l'ammodernamento della politica di cui il Paese ha bisogno. Però c'è un anche altro punto: secondo me i Ds stanno giocando senza dubbio una partita evidentemente di “compromesso storico bonsai” come dice Intini, ma dall'altra, in modo silenzioso (e sbagliano a farlo così), tentano un arginamento di un possibile ricompattamento di Rutelli con i seguaci di Casini e Follini. Mi pare cioè questo: Fassino cerca di incatenare a sé la Margherita anche per impedire la riunione in una nuova “balena bianca” nel dopo voto dei transfughi della vecchia Dc. In qualche modo, se fosse così, se cioè ci prendo in questo, si tratta di una azione disperata. Occorre invece ingrandire il più possibile il consenso per una forza alternativa al vecchio potere conservatore e clericale rivolgendosi a tutti i credenti che non si sentono rappresentati da Ruini (e sono la strangrande maggioranza) e a tutti quelli che non vogliono più un paese dove si pagano ancora i conti di quelle cose insostenibili che i prigionieri di Ventotene nel 1941 chiamavano le “bardature corporative”.

Tuesday, February 21, 2006

Non si abbandonano i cani sull'autostrada

Me lo dice il blogstar Malvino (l.c. qui di fianco) parlando del mio blog. È vero; sto lasciando questo cane sull'autostrada e un po' mi dispiace. Vediamo di ridargli un po' di vita, fosse mai che si ripiglia e alla fine non lo mollo sulla Roma-Napoli. Oggi pensavo alla cosa dello storico Irving, che finirà in carcere a quanto sembra. Mi pare una cosa incredibile. Ne avevo già parlato di lui. Uno isolato tra gli storici, ma si vede che c'è ancora chi è convinto che alle parole occorre rispondere con la galera. Che dire... Poi in questi giorni è venuta questa cosa terribile di Luca (Coscioni). Non sono riuscito ad unirmi in nessun modo alla fiumana di dichirazioni ed esternazioni su questo, ma faccio qualche annotazione. La prima: mi pare che solo da morto il radicale lo conoscono e lo riconoscono tutti. Però quando si andava a bussare alle porte con il nome di Luca a tracolla la risposta era: ripassate più tardi, siamo occupati. La seconda è più tenera, meno incazzata, diciamo. Come con Moana Pozzi, o Alberto Sordi, gli italiani, quelli semplici, quelli che mandano le mail, che magari scrivono sui muri, quelli si accorgono delle cose vere, e questa era, è e sarà una cosa vera.

Thursday, January 26, 2006

Ci vorrebbe un interrail delle libertà

Bisogna girare mezz'Europa per esercitare le proprie libertà personali. «Per farsi uno spinello bisogna andare in Olanda, per abortire con la pillola Ru486 bisogna andare in Svezia, per i pacs in Francia e per la procreazione assistita in Spagna. Penso che ormai c'è una situazione in Italia in cui non esistono più libertà personali», ha dichiarato Emma Bonino. Ci vorrebbe davvero un interrail delle libertà.

Tuesday, January 17, 2006

Fini e Fassino: come un sol uomo

Altra performance da ricordare quella a Porta a porta di Fini e Fassino di ieri sera. Schermaglia iniziale sul caso Unipol ma nessuno che si fosse permesso di porre il problema di fondo, che poi destra e sinistra in Italia condividono: come si finanzia la politica di quei mastodonti burocratici che sono i partiti? Poi i programmi su cui bisogna farsi serie domande. Ma rimandiamo. Certo 274 pagine di programma… non è il massimo della chiarezza! Finale da brivido poi con il cenno su laicità e pacs. Nessuno che parli seriamente di quello che propone la Rosa nel pugno; Pannella evocato solo a sproposito per dire che è l’unico che vuole cambiare la legge sull’aborto e non si dice come, l’assenso di Fassino alle parole di Fini: “laicità non vuol dire laicismo” e Fassino: “certo, certo…” e lo stesso Fassino che poi ci fa fare la solita figura degli scemi: “laicità non vuol dire anticlericalismo”, e infine la chiosa di Fini: “isoliamole queste estreme” e Fassino concorde annuisce. Torna l’amenità di Fassino sul referendum sulla fecondazione assistita: “In parlamento si poteva fare meglio…” e via di seguito. L’unità profonda della partitocrazia italiana nella sua natura e nelle sue espressioni è più viva che mai. La lotta si fa dura, ma come diceva Belushi, quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare, e a giocare duro aggiungo io.

Wednesday, January 11, 2006

Le bobine di D'Alema

A parte il fatto che oggi non credo che certe cose, come intercettazioni o cose simili circolino su bobine, che mi ricordano i film di James Bond degli anni Sessanta, ma penso viaggino su file mp3 o cose anche più tecnologiche. In ogni caso mi pare che la direzione dei Ds che si è riunita oggi non sia riuscita ad evitare il discutere solo del clima terribile che aleggia sulla politica italiana, di cui ovviamente è importante comunque discutere. Ma di politica, di proposte, di mostrare di essere su un piano di progettualità e non in una guerra poco chiara di potere, insomma tutto questo mi pare sia mancato. Le proposte sono evocate, ma non specificate. Sogno una sinistra propositiva che sostenga proposte concrete e progetti precisi. È troppo aspettarsela?

Irving e l'indice dei libri proibiti

David Irving, arrestato l’11 novembre scorso in Austria è ancora in carcere. Irving è uno storico negazionista. E per questo viene incarcerato. Cioè sostiene tesi, ritenute del tutto prive di fondamento dagli storici di tutto il mondo, secondo cui Hitler non sapesse nulla della soluzione finale. Ha anche negato l’Olocausto e l’esistenza delle camere a gas. Tra gli storici nessuno lo segue. Nel carcere di Graz, dove Irving ha trascorso i primi giorni di detenzione prima di essere trasferito in quello viennese, nella biblioteca ha trovato due sue opere e un secondino gli aveva chiesto di autografarle. La direzione del carcere ha prontamente smentito gli autografi, aggiungendo però che le opere stesse erano state immediatamente tolte dalla circolazione. Esiste dunque un indice dei libri proibiti? Intanto arriva l'abiura. Irving – ha fatto sapere il suo difensore Elmar Kresbach – ha rivisto parte delle sue convinzioni. Come ha detto ai magistrati inquirenti lo storico stesso: negli anni Novanta, durante ricerche negli archivi dell’Unione Sovietica, avrebbe avuto prove inconfutabili dell’esistenza delle camere a gas. Anche alla luce di queste ammissioni, argomenta Kresbach, la detenzione e le accuse mosse al suo cliente sono ormai insostenibili. Per questo il 29 gennaio chiederà per la seconda volta la sospensione della custodia cautelare (la prima era stata respinta). Il 20 febbraio si terrà il processo a Vienna. Irving, tenendo conto dei suoi 67 anni, rischia una pena da 1 a 10 anni.

Fonte: gli amici del Foglio, che saluto

Tuesday, January 10, 2006

Cala il sipario su Salò

Il disegno di legge che chiedeva un fantomatico riconoscimento ai combattenti della Repubblica sociale di Salò dello status di belligeranti non vedrà la luce in questa legislatura. Lo ha deciso la Conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama che ha cancellato il provvedimento dall'ordine del giorno dei lavori dell'Aula. Il vice presidente del gruppo di Forza Italia, Lucio Malan, ha riferito ai giornalisti che il Ddl è stato cancellato in seguito alla "scrematura" disposta dalla presidenza per favorire i provvedimenti più urgenti e in primo luogo i decreti legge. La storia la fanno gli storici e non le leggi dopo 60 anni, l'ho già detto. Una legge avrebbe avuto un senso nel 1955 e non oggi. Ormai è andata così e così sia.

Alla "corte" del cardinal D'Alema

Il “paese delle controriforme” continua a manifestarsi in tutto il suo barocchismo che conserva anche alcuni tratti affascinanti. Ieri sera D'Alema e Tremonti da Vespa hanno mostrato parte del loro volto di solito nascosto. I due non si sono risparmiati qualche complimento e per alcuni aspetti anche una certa complicità. Di quello che ha detto D'Alema i giornali di oggi riferiscono largamente, e il succo mi sembra che sia: vabbé si è fatto qualche errore ma andiamo avanti. Nessuno però che abbia posto il nocciolo della questione e cioè come si finanzia la politica? L'altra cosa incredibile è che i due hanno fatto riferimenti vaghi, accenni, hanno messo lì frasi smozzicate per dirsi l'un l'altro: guarda, non muoverti perché su questo e/o su quest'altro ho la mia carta da giocarti contro. Ciò che ne è uscito ricorda i bizantinismi delle corti papali del periodo post tridentino. Che visione...

I fantasmi dei ragazzi di Salò/2

Leggo che nemmeno di pagamento di pensioni si tratta. Dunque una legge che non ha alcun valore, che non si riferisce ad alcun fenomeno ma serve solo a fare un po' di pubblicità...

Monday, January 09, 2006

I fantasmi dei ragazzi di Salò

Scusate il ritardo, diceva Troisi, ma sto vivendo un periodo di stitichezza bloggara. Oggi rientro con una cosa che mi pare degna di nota. Il Parlamento è agitato da una proposta di legge di Alleanza nazionale per il riconoscimento formale dello status di "militari" a coloro che, negli anni tra il 1943 e il 1945, furono inquadrati nelle formazioni della Repubblica sociale italiana. Questo, da quello che capisco, dovrebbe permettere di pagare pensioni a quei pochissimi sopravvissuti di quegli anni. Sul tema ho un paio di annotazioni da fare. In primo luogo mi pare l'ennesimo tentativo da parte di questo governo di fare una legge “bandiera”, i cui effetti regolamentari sono risibili, dato che i reduci della repubblica di Mussolini credo siano veramente pochi e abbiano in questi 60 anni di tempo trovato sicuramente il modo di campare diversamente che di pensione militare. Non capisco però le critiche che vengono dall'Anpi, come a dire: tu hai perso e dopo 60 anni devi ancora pagare il fio del tuo errore. Invocano insomma una colpa perpetua. Il fatto che viene rivendicato è l'impossibilità di “equiparare” chi combatté dalla parte giusta da chi si pose dalla parte del torto. Io credo che la storia abbia ampiamente dimostrato che chi scelse la repubblichina di Salò aveva fatto la scelta sbagliata, aveva scelto la dittatura, credo però che come hanno dimostrato gli storici negli ultimi anni anche dalla parte dei vincitori non furono poche le carneficine e le scelte sbagliate. La marginalizzazione di coloro che si riconoscevano nel Partito d'Azione e in Giustizia e Libertà con l'egemonia delle formazioni comuniste sul movimento partigiano non ci dovrebbe consentire di vedere le cose con tanta nettezza. A dettare i tempi e le mosse dei partigiani che facevano capo al Pci c'era pur sempre l'Ercoli della Guerra civile spagnola, che rispondeva al nome di Palmiro Togliatti, l'uomo di fiducia ai tempi della Spagna di un certo Stalin, che sebbene raccolga l'elogio di Cossiga, non ha nulla da invidiare a Mussolini e a Hitler, quanto a genocidi e negazione dei diritti fondamentali. Ovviamente a ragionare come si dice a Roma con “er più pulito c'ha la rogna” non si va da nessuna parte, ma inviterei i reduci dell'Anpi a rinfoderare la vecchia grinta e a pensare che in fondo a Salò ci andarono anche miti della sinistra di oggi come Dario Fo e altri. Salò è volenti o nolenti un pezzo della nostra storia, e forse a farci i conti si capirebbero tante cose. Il fascismo in generale è un tratto profondo del vissuto del nostro paese e la sua caduta come istituzione non ha segnato la fine del corporativismo, del clericalismo e delle altre forme che erano stati i segni distintivi del ventennio. Allora i problemi sono altri e dunque non è solo colpa dei vinti che le cose sono andate come sono andate.

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