Thursday, April 28, 2005
Monday, April 25, 2005
uno strano cattolico del dissenso: silvano girotto intervistato oggi su corriere. "adua - ricordate frate mitra, silvano girotto, parroco a chapare, una sperduta regione dell’amazzonia, che negli anni ’70, in bolivia, per combattere la sanguinosa dittatura di hugo banzer, fondò il mir (movimento de izquierda revolutionaria), imbracciò il mitra e si diede alla guerriglia? il prete, allora si chiamava padre leone, che durante il colpo di stato di augusto pinochet in cile (l’11 settembre 1973), ricercato dalla polizia si rifugiò, assieme a decine di persone, nell’ambasciata italiana? colui che, tornato in italia, fu infiltrato dal generale dalla chiesa nelle brigate rosse e l’8 settembre 1974 fece catturare a pinerolo, renato curcio e alberto franceschini?
ebbene, frate mitra si è trasferito ad adua (in etiopia, a pochi chilometri dal confine con l’eritrea) e aiuta la sorella laura, superiora delle suore salesiane, nella difficile gestione della più bella missione di tutta l’africa.
silvano, 66 anni portati benissimo e occhi di un azzurro intenso, si è sposato parecchio tempo fa con carmen (boliviana e ex guerrigliera anche lei, il suo nome di battaglia era compagna laura) e ha due figlie che vivono in italia.
la missione salesiana sorge a poche centinaia di metri dalla piana dove il primo marzo 1896 le truppe italiane subirono una storica sconfitta da parte dell’esercito etiopico del ras menelik ii. l’esperienza guerrigliera di silvano girotto, spesso considerata una «montatura» pilotata da più servizi segreti e usata dell’allora colonnello dalla chiesa per facilitarne l’infiltrazione nelle br, è stata seguìta dagli studi in ingegneria: ora cura la parte impiantistica. «non rimpiango niente del mio passato - racconta -. ho agito con coerenza e correttezza, sempre al fianco dei più deboli e bisognosi. in bolivia ho deciso di appoggiare la guerriglia quando ho visto l’esercito ammazzare oltre 500 persone e una settimana dopo le alte gerarchie della chiesa celebrare il "te deum", nella cattedrale di la paz, con invitato d’onore banzer. stessa cosa in cile, dove noi del mir avevamo le basi e avevamo trovato rifugio. l’assassino di allende, lo stadio dove venivano ammassati i "comunisti", e il "te deum" con i vescovi e pinochet. troppo».
se non fosse successo tutto questo sarebbe ancora sacerdote?
«certamente io non ho mai pensato di lasciare il mio ministero. mi hanno chiesto di abiurare il mio passato, di pentirmi di aver partecipato alla guerriglia. ci ho pensato e mi sono chiesto se valeva la pena abbandonare la mia gente, tradirla. ho detto no».
poi si è sposato. ..
«si, non lo avrei fatto se fossi rimasto prete, come avrei voluto. ma una volta fuori ho pensato di crearmi una famiglia e carmen è una donna straordinaria. mi ha aiutato moltissimo».
la «compagna laura» di una volta è oggi un’infermiera professionale. nella missione si fa in quattro per chiunque e la piccola clinica della struttura, nata per aiutare gli studenti, è diventata un punto di riferimento per la popolazione di adua.
«ci siamo conosciuti durante la guerriglia, poi ci siamo persi di vista quando a santiago ci siamo rifugiati in ambasciate diverse. io sono tornato in italia con il primo aereo che ha rimpatriato i nostri connazionali. dopo un po’ lei mi ha chiesto aiuto e l’ho fatta venire da noi».
silvano girotto, che ha scritto un libro sulla sua storia («mi chiamavano padre mitra») era ad adua quando è scoppiato il conflitto tra etiopia ed eritrea: «abbiamo aiutato i profughi che arrivavano in missione senza nulla. almeno centocinquantamila persone sono passate da qui chiedendo aiuto. chi paga per le guerre è la povera gente. ho sempre presente nella mia mente benjamin, un ragazzino che aveva 14 anni. conservo la sua foto in camera. era intelligentissimo e voleva fare l’elettricista. lo portavo con me a mettere a posto gli impianti della missione. quando gli ho regalato un cacciavite e una pinza era felicissimo. un giorno è sparito. si è arruolato per difendere la sua gente, mi ha detto. so che appena arrivato al fronte me l’hanno ammazzato».
c’è molta differenza tra l’america latina e l’africa.
«sono situazioni assai diverse, ma ho visto molti morti sia lì che qui e vorrei non vederli mai più. desidererei che la chiesa, cui sono ancora molto legato, facesse di più per i poveri, i diseredati, i paria del mondo. e invece mi accorgo che resta lontana dalla realtà».
una realtà che è sempre più drammatica: fame, carestie, la piaga dell’aids. la teologia della liberazione che si sviluppò in sud america negli anni ’70 avrebbe potuto aiutare?
«certamente, ma la chiesa di roma non ne volle sapere. da un lato l’apertura di paolo vi, che addirittura in casi particolarmente drammatici ammetteva la lotta armata, dall’altro l’allora cardinale ratzinger che ispirava i corposi documenti con cui si condannava la teologia della liberazione. le contraddizioni della chiesa risiedono nel fatto che non riesce a capire le condizioni della gente del terzo mondo. la condanna dei preservativi assomiglia tanto alla condanna inflitta a galileo. per ragionare nei villaggi africani non si possono usare gli stessi metri che si adoperano nelle ovattate sale del vaticano».
e i rapporti con i brigatisti che fece catturare?
«li ho incontrati e siamo diventati amici. abbiamo parlato e discusso. mi hanno dato ragione. mi sono associato alla guerriglia in america latina, in condizioni particolari, sotto la cappa di una feroce dittatura. in italia non c’erano le condizioni per la lotta armata. era assolutamente fuori luogo pensarlo. da noi non c’era una dittatura che ammazzava i contadini e la povera gente. ora anche loro sono d’accordo con me».
nella trappola scattata a pinerolo doveva esserci anche mario moretti.
«sì, all’appuntamento doveva esserci anche lui. ma all’ultimo momento fu avvisato da una telefonata che se ne stesse lontano. non so chi l’abbia avvisato, ma di quell’incontro sapeva soltanto un pugno di persone e nessun’altro. strano che sia sfuggito, vero?»".
ebbene, frate mitra si è trasferito ad adua (in etiopia, a pochi chilometri dal confine con l’eritrea) e aiuta la sorella laura, superiora delle suore salesiane, nella difficile gestione della più bella missione di tutta l’africa.
silvano, 66 anni portati benissimo e occhi di un azzurro intenso, si è sposato parecchio tempo fa con carmen (boliviana e ex guerrigliera anche lei, il suo nome di battaglia era compagna laura) e ha due figlie che vivono in italia.
la missione salesiana sorge a poche centinaia di metri dalla piana dove il primo marzo 1896 le truppe italiane subirono una storica sconfitta da parte dell’esercito etiopico del ras menelik ii. l’esperienza guerrigliera di silvano girotto, spesso considerata una «montatura» pilotata da più servizi segreti e usata dell’allora colonnello dalla chiesa per facilitarne l’infiltrazione nelle br, è stata seguìta dagli studi in ingegneria: ora cura la parte impiantistica. «non rimpiango niente del mio passato - racconta -. ho agito con coerenza e correttezza, sempre al fianco dei più deboli e bisognosi. in bolivia ho deciso di appoggiare la guerriglia quando ho visto l’esercito ammazzare oltre 500 persone e una settimana dopo le alte gerarchie della chiesa celebrare il "te deum", nella cattedrale di la paz, con invitato d’onore banzer. stessa cosa in cile, dove noi del mir avevamo le basi e avevamo trovato rifugio. l’assassino di allende, lo stadio dove venivano ammassati i "comunisti", e il "te deum" con i vescovi e pinochet. troppo».
se non fosse successo tutto questo sarebbe ancora sacerdote?
«certamente io non ho mai pensato di lasciare il mio ministero. mi hanno chiesto di abiurare il mio passato, di pentirmi di aver partecipato alla guerriglia. ci ho pensato e mi sono chiesto se valeva la pena abbandonare la mia gente, tradirla. ho detto no».
poi si è sposato. ..
«si, non lo avrei fatto se fossi rimasto prete, come avrei voluto. ma una volta fuori ho pensato di crearmi una famiglia e carmen è una donna straordinaria. mi ha aiutato moltissimo».
la «compagna laura» di una volta è oggi un’infermiera professionale. nella missione si fa in quattro per chiunque e la piccola clinica della struttura, nata per aiutare gli studenti, è diventata un punto di riferimento per la popolazione di adua.
«ci siamo conosciuti durante la guerriglia, poi ci siamo persi di vista quando a santiago ci siamo rifugiati in ambasciate diverse. io sono tornato in italia con il primo aereo che ha rimpatriato i nostri connazionali. dopo un po’ lei mi ha chiesto aiuto e l’ho fatta venire da noi».
silvano girotto, che ha scritto un libro sulla sua storia («mi chiamavano padre mitra») era ad adua quando è scoppiato il conflitto tra etiopia ed eritrea: «abbiamo aiutato i profughi che arrivavano in missione senza nulla. almeno centocinquantamila persone sono passate da qui chiedendo aiuto. chi paga per le guerre è la povera gente. ho sempre presente nella mia mente benjamin, un ragazzino che aveva 14 anni. conservo la sua foto in camera. era intelligentissimo e voleva fare l’elettricista. lo portavo con me a mettere a posto gli impianti della missione. quando gli ho regalato un cacciavite e una pinza era felicissimo. un giorno è sparito. si è arruolato per difendere la sua gente, mi ha detto. so che appena arrivato al fronte me l’hanno ammazzato».
c’è molta differenza tra l’america latina e l’africa.
«sono situazioni assai diverse, ma ho visto molti morti sia lì che qui e vorrei non vederli mai più. desidererei che la chiesa, cui sono ancora molto legato, facesse di più per i poveri, i diseredati, i paria del mondo. e invece mi accorgo che resta lontana dalla realtà».
una realtà che è sempre più drammatica: fame, carestie, la piaga dell’aids. la teologia della liberazione che si sviluppò in sud america negli anni ’70 avrebbe potuto aiutare?
«certamente, ma la chiesa di roma non ne volle sapere. da un lato l’apertura di paolo vi, che addirittura in casi particolarmente drammatici ammetteva la lotta armata, dall’altro l’allora cardinale ratzinger che ispirava i corposi documenti con cui si condannava la teologia della liberazione. le contraddizioni della chiesa risiedono nel fatto che non riesce a capire le condizioni della gente del terzo mondo. la condanna dei preservativi assomiglia tanto alla condanna inflitta a galileo. per ragionare nei villaggi africani non si possono usare gli stessi metri che si adoperano nelle ovattate sale del vaticano».
e i rapporti con i brigatisti che fece catturare?
«li ho incontrati e siamo diventati amici. abbiamo parlato e discusso. mi hanno dato ragione. mi sono associato alla guerriglia in america latina, in condizioni particolari, sotto la cappa di una feroce dittatura. in italia non c’erano le condizioni per la lotta armata. era assolutamente fuori luogo pensarlo. da noi non c’era una dittatura che ammazzava i contadini e la povera gente. ora anche loro sono d’accordo con me».
nella trappola scattata a pinerolo doveva esserci anche mario moretti.
«sì, all’appuntamento doveva esserci anche lui. ma all’ultimo momento fu avvisato da una telefonata che se ne stesse lontano. non so chi l’abbia avvisato, ma di quell’incontro sapeva soltanto un pugno di persone e nessun’altro. strano che sia sfuggito, vero?»".
Friday, April 22, 2005
massime\24: il fine della scienza è, da una parte, la comprensione piú completa possibile della connessione fra le esperienze sensoriali nella loro totalità e, dall'altra, il raggiungimento di questo fine mediante l'uso di un numero minimo di concetti e di relazioni primarie (mirando, per quanto è possibile, all'unità logica della rappresentazione del mondo, cioè a tener ristretto il numero di elementi logici). la scienza si occupa della totalità dei concetti primari, vale a dire dei concetti direttamente connessi con le esperienze sensoriali, e dei teoremi che li connettono. [...] noi non sappiamo se questa spinta si concreterà mai in un sistema concluso oppure no. di fronte a una questione del genere si è inclini a rispondere negativamente. pur lottando in continuazione con i problemi che si presentano, tuttavia non si vorrà mai rinunciare alla speranza che questo supremo fine possa essere raggiunto con un'approssimazione altissima. [...] il punto essenziale è il fine costituito dalla rappresentazione della moltitudine dei concetti e dei teoremi dedotti per via logica e facenti parte di una base, la piú ristretta possibile, di concetti e di relazioni fondamentali che possono venir scelti liberamente (assiomi). la libertà di scelta, tuttavia, è di un tipo particolare: non è affatto simile alla libertà di uno scrittore di romanzi. essa è piuttosto simile a quella di chi è impegnato nella risoluzione di un ben congegnato cruciverba. egli può, è vero, proporre ogni volta qualsiasi parola come soluzione; ma ogni volta è una sola parola che dà la chiave per risolvere il cruciverba in tutte le sue parti. è questione di convinzione che la natura, quale risulta percepibile dai nostri cinque sensi, abbia il carattere di un cruciverba ben congegnato. i successi ottenuti finora dalla scienza danno, in verità, un certo sostegno a questa convinzione. (einstein)
Thursday, April 21, 2005
lettere\1: caro luigi,
mi accorgo solo ora che hai usato il post in cui mi citi per notizie radicali. la cosa mi onora e te ne ringrazio. apprendo poi della tua fuoriuscita da tocqueville. ho letto stanotte la tua lettera. condivido le tue ragioni ma vedo le cose in modo un po' diverso.
qualche osservazione. premetto che non conosco bene questi ragazzi, e anche se jimmomo sta qui alle mie spalle, di cosa facciano effettivamente so poco. si tratta di un aggregatore mi pare e non di un partito. se è un partito me ne esco subito anche io, ma credo che loro prendono i post dai blog che trovano interessanti e la cosa si ferma lì. o no?
il fatto che tra loro ci siano naufraghi di vari mondi non mi colpisce più di tanto. sono abituato a frequentare spiagge piene di relitti e detriti, i quali poi, spesso, possono essere riutilizzati per rifare qualche zattera che ti può pure portare lontano.
la coerenza è un concetto con il quale ho sempre avuto grossi problemi. senza dubbio amo quelli (come te) che fanno un cammino, un percorso, una ricerca. il percorso ha un suo filo che si sviluppa, ma porta anche da altre parti. colui che si interroga parte da una spiaggia e poi può pure arrivare in un'altra. a me ad esempio è successo questo.
un saluto carissimo.
michele
mi accorgo solo ora che hai usato il post in cui mi citi per notizie radicali. la cosa mi onora e te ne ringrazio. apprendo poi della tua fuoriuscita da tocqueville. ho letto stanotte la tua lettera. condivido le tue ragioni ma vedo le cose in modo un po' diverso.
qualche osservazione. premetto che non conosco bene questi ragazzi, e anche se jimmomo sta qui alle mie spalle, di cosa facciano effettivamente so poco. si tratta di un aggregatore mi pare e non di un partito. se è un partito me ne esco subito anche io, ma credo che loro prendono i post dai blog che trovano interessanti e la cosa si ferma lì. o no?
il fatto che tra loro ci siano naufraghi di vari mondi non mi colpisce più di tanto. sono abituato a frequentare spiagge piene di relitti e detriti, i quali poi, spesso, possono essere riutilizzati per rifare qualche zattera che ti può pure portare lontano.
la coerenza è un concetto con il quale ho sempre avuto grossi problemi. senza dubbio amo quelli (come te) che fanno un cammino, un percorso, una ricerca. il percorso ha un suo filo che si sviluppa, ma porta anche da altre parti. colui che si interroga parte da una spiaggia e poi può pure arrivare in un'altra. a me ad esempio è successo questo.
un saluto carissimo.
michele
Saturday, April 16, 2005
stato e chiesa: «è mio vivo desiderio creare con vostra santità in quest'anno di grazia 796 un patto inviolabile di fede e di carità, in virtù del quale l'apostolica benedizione possa seguirmi ovunque e la santa sede romana possa essere costantemente difesa dalla mia devozione. spetta a me difendere con le armi in ogni luogo e con l'aiuto della divina provvidenza la santa chiesa di cristo, combattendo contro le incursioni dei pagani e le devastazioni degli infedeli e proteggendo la diffusione della fede cattolica. a voi, santissimo padre, spetta invece il compito di aiutare con le vostre preghiere il successo delle nostre armi». (carlo magno, lettera al papa)
Friday, April 15, 2005
onirismo politico: con quello che succede nella maggioranza immagino un quadro possibile per futuri sviluppi, anche interessanti. berlusconi lasci andare udc e an a riformare la linea fanfani-almirante che potrebbe sull’immediato anche portare a un governo a guida diciamo casini. si smarchi da questa gente e si metta per conto suo per un po’. con la “radicalizzazione” (in senso di partito radicale) dei ds, dopo l’ultimo congresso e la relazione di fassino, i vari mastellati e margheriti dell’attuale centrosinistra saranno sicuramente sempre più attratti dalla linea fanfani-almirante. rimarranno i ds che convergeranno con i radicali, i quali faranno da trade union con berlusconi, riassorbendolo in un futuro, e atteso da 50 anni e più, fronte o polo, o come vi pare, “laico”. all’opposizione rimarranno da una parte bertinotti e dell’altra i fanfani-almirante. possibile premier: marco pannella.
Thursday, April 14, 2005
valla: giusto pe ravvivare un po' la situazione riporto il testo in cui l'umanista parla della falsità della donazione di costantino: «prima di confutare il testo della donazione, unica difesa di costoro, difesa non solo falsa ma stolta, occorre che mi rifaccia un po' indietro. per prima cosa dimostrerò che costantino e silvestro non erano giuridicamente tali da poter legalmente l'uno assumere, volendolo, la figura di donante e poter quindi trasferire i pretesi regni donati che non erano in suo potere e l'altro da poter accettare legalmente il dono (né del resto lo avrebbe voluto). in seconda istanza, dimostrerò che anche se i fatti non stessero cosí (ma sono troppo evidenti), né silvestro accettò né costantino effettuò il trapasso del dono, ma quelle città e quei regni rimasero sempre in libera disponibilità e sotto la sovranità degli imperatori. in terza istanza dimostrerò che nulla diede costantino a silvestro, ma al papa immediatamente anteriore davanti al quale costantino era stato battezzato; furono doni del resto di poco conto, beni che permettessero al papa di vivere. dimostrerò (quarto assunto) che è falsa la tradizione che il testo della donazione o si trovi nelle decisioni decretali della chiesa o sia tolto dalla vita di silvestro: non si trova né in essa né in alcuna cronaca, mentre invece si contengono nella donazione contraddizioni, affermazioni infondate, stoltezze, espressioni, concetti barbari e ridicoli. aggiungerò notizie su altri falsi o su sciocche leggende relativamente a donazioni di altri imperatori. tanto per abbondare aggiungerò che, anche se silvestro avesse preso possesso di ciò che afferma di aver avuto, una volta che o lui o altro papa fosse stato deietto dal possesso non avrebbe piú possibilità di rivendica, né a norma delle leggi civili né delle ecclesiastiche, dopo sí lunga interruzione. al contrario (ultima parte della mia discussione) i beni tenuti dal papa non conoscono prescrizioni di sorta. [...] taccio di molti monumenti storici e dei templi di roma; si trovano ancora (e molte ne posseggo io) monete di oro di costantino già cristiano e poi di quasi tutti i successori con questa iscrizione, in lettere latine non greche, sotto l'immagine della croce: concordia orbis. se ne troverebbero numerose anche dei sommi pontefici, se mai avessero imperato su roma: non si trovano invece né di oro né di argento né alcuno ricorda di averle viste, mentre non poteva non battere proprie monete chiunque avesse comandato a roma [...]. “e decretiamo e stabiliamo che tenga il primato tanto sulle quattro sedi di alessandria, antiochia, gerusalemme, costantinopoli, quanto su tutte le chiese dell'universa terra. anche il pontefice che nei secoli futuri sarà a capo della sacrosanta chiesa romana, sia il piú alto a capo di tutti i sacerdoti e di tutto il mondo, e tutte le cose che toccano il culto di dio e servano a rafforzare la fede dei cristiani, siano disposte dal papa”. non voglio far notare la barbarie della lingua, quando dice princeps sacerdotibus invece che princeps sacerdotum, che a poca distanza usi existerit ed existat; e che avendo detto in universo orbe terrarum aggiunga poi totius mundi, come se volesse dire due concetti diversi o volesse abbracciare anche il cielo che è una parte del mondo, quando buona parte dell'orbe terracqueo non era sotto roma; che distinse, come se non potessero coesistere insieme, il procurare fidem vel stabilitatem; e confuse insieme sancire e decernere; e come se costantino prima non avesse deciso con gli altri, lo fa decernere e sancire (come se stabilisse sanzioni, pene) e per giunta lo fa sancire insieme con il popolo. quale cristiano potrebbe sopportare ciò e non rimprovererebbe il papa, severamente e quasi direi da censore, per avere pazientemente sopportato e ascoltato volentieri queste cose, cioè che, mentre la sede romana ha ricevuto il suo primato da cristo, [...] si dica ora che tale primato lo abbia ricevuto da costantino appena cristiano, come da cristo? avrebbe voluto dire ciò quel moderatissimo imperatore, avrebbe voluto udirlo quel religiosissimo papa? lontana da ambedue tanta enorme empietà».
Friday, April 08, 2005
massime\23: alle volte cerco di concentrarmi sulla storia che vorrei scrivere e mi accorgo che quello che m'interessa è un'altra cosa, tutto ciò che resta escluso dalla cosa che dovrei scrivere; il rapporto tra quell'argomento determinato e tutte le possibili varianti ed alternative, tutti gli avvenimenti che il tempo e lo spazio possono contenere. è un'ossessione divorante, distruggitrice... per combatterla cerco di limitare il campo di quel che devo dire, poi a dividerlo in campi ancor più limitati, poi a suddividerli ancora, e così via. e allora mi prende un'altra vertigine, quella del dettaglio del dettaglio del dettaglio, vengo risucchiato dell'infinitesimo, dall'infinitamente piccolo, come prima mi disperdevo nell'infinitamente vasto. (italo calvino)
Friday, April 01, 2005
massime\22: (ma forse meglio memoria\3) se si pone la memoria, e cioè una sopravvivenza delle immagini passate, quest’ultime si mischieranno costantemente alla nostra percezione del presente e potranno anche sostituirvisi. esse infatti si conservano solo per rendersi utili: a ogni istante completano l’esperienza presente arricchendola con quella acquisita. (bergson)
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