Monday, September 25, 2006

Cina. Io la vedo così

In molti si aspettavano qualcosa in più, qualcosa di diverso dal viaggio in Cina del governo italiano, e in particolare si aspettava qualcosa di più da Emma Bonino sulla questione dei diritti umani.
Avendo avuto l’opportunità di seguire questo viaggio del governo italiano, mi pare utile versare alla discussione, che si svolge non solo tra noi, quanto ho visto e sentito con i miei occhi e le mie orecchie, al fine di rendere il dibattito più utile e approfondito.
Andiamo ai fatti.
Si rimprovera alla delegazione di non aver parlato di diritti umani. Se ne è invece parlato. E in più occasioni. Nella conferenza stampa di presentazione del viaggio, Prodi affermò che la questione sarebbe stata posta alle autorità cinesi. Nella cerimonia di presentazione della fiera di Canton, Emma Bonino ha fatto un chiaro riferimento a conclusione del suo discorso alla necessità di salvaguardare diritti e libertà dei cinesi. Due giorni dopo, nella fumosa, fastosa e blindata cerimonia di conclusione a Piazza Tien an men, Emma Bonino ha ripetuto il suo appello in favore dei diritti e le libertà dei cinesi.
Per capire di cosa stiamo parlando è bene descrivere la circostanza specifica di quest’ultima manifestazione pubblica. Si è trattato di una manifestazione pubblica solo per l’opinione pubblica internazionale, ma è stata una manifestazione completamente negata ai cinesi. E non solo a loro. Io, che ero in Cina con un accredito come accompagnatore della delegazione del governo italiano, non ho potuto parteciparvi. Sono riusciti ad entrare solo i giornalisti accreditati già da settimane prima della partenza della missione, e loro stessi hanno subito molti controlli e incontrato molte difficoltà per accedere alla cerimonia.
In questo quadro è evidente che anche una manifestazione plateale, forte, impegnativa del ministro o di chi per lei, sarebbe stata negata all’opinione pubblica cinese.
L’impegno a favore dei diritti dei cinesi, credo io, deve raggiungere in primo luogo i cinesi stessi. E’ certo importante comunicare al resto del mondo che noi radicali, ancorché ministri o semplici militanti, siamo impegnati nella lotta per aprire ai cinesi lo spazio delle loro libertà. Tuttavia occorre immaginare qualcosa ad uso dei cinesi stessi, e non solo destinato al nostro uso interno, se non introvertito.
Avevamo bisogno di ribadire la nostra posizione in tema di diritti umani in Cina? Non credo. Almeno, non credo che Emma Bonino avrebbe avuto il bisogno di farlo lì. La posizione di Emma Bonino in Italia e fuori è nota. Le sue innumerevoli battaglie su questi temi parlano da sole.
In ogni caso per me è errato anche il giudizio che si è dato sul valore, sull’effetto che le dichiarazioni, che pure ci sono state, hanno avuto. La sera di domenica 17 settembre, a visita praticamente conclusa, Wen Jiabao, il capo del governo, si è presentato in tv, sulla rete nazionale CCTV che trasmette in inglese. Inscenando con uno sgherro del regime comunista nelle vesti di giornalista una intervista stile BBC, ma con domande e risposte evidentemente preparate a tavolino, e facendosi chiamare premier, ha risposto per più di mezz’ora, nell’ora di punta di ascolti, sul tema dei diritti umani. Se lo ha fatto si vede che le dichiarazioni di Emma Bonino e del governo italiano non sono cadute del tutto nel vuoto. Le risposte del cosiddetto premier ovviamente sono state orribili: la Cina, dice Wen Jiabao, rispetta i diritti umani più degli occidentali, e anzi è impegnata sul fronte dell’inquinamento da ammonio più degli altri. Il suo tentativo è stato dunque evidentemente quello di deviare l’attenzione dalla questione dei diritti su altri astrusi temi. Per inciso, in Cina l’inquinamento è a livelli drammatici: Pechino è avvolta in una coltre opaca, il cielo è sempre di un colore sbiadito e dagli aerei si vedono centiaia di ciminiere che scaricano fumi di tutti i colori nell’atmosfera, e tutti tossiscono e sputacchiano giorno e notte.
Le dichiarazioni sono dunque arrivate a qualcuno. Il cosidetto premier ha parlato in inglese e non in cinese. E in Cina un tassista non spiccica una sola parola di inglese, neanche se lo costringi con la forza.
Chi poteva sentire, chi poteva sapere della conferenza stampa conclusiva del viaggio italiano, ha sentito, ed ha ricevuto anche la risposta allarmata e spiazzante del regime.
Le posizioni sono salve. Per il dopo resta da capire cosa fare per i cinesi, quelli che non parlano inglese, che sono la stragande maggioranza, quelli che non hanno neanche saputo che quel pomeriggio di settembre in quella strana e immensa piazza di Pechino, c’erano degli italiani ad incontrare il governo cinese.
Le città cinesi sono cantieri a cielo aperto. Spuntano palazzi e strade immense da tutte le parti. Ho lasciato un palazzo a dieci piani la sera, e la mattina dopo ho intravisto le strutture già ben formate dell’undicesimo. In questo mondo in repentina, feroce trasformazione si muovono persone, individui, giovani e vecchi che nulla hanno più a che fare con la follia ideologica di Mao e dei suoi eredi. Vivono come noi, vanno in giro, si parlano con il cellulare, usano internet, si vestono in modo coloratissimo e stravagante. Le ragazze sembrano correre in avanti più degli altri. Ho conosciuto “I”, una ragazza di 22 anni che era la nostra guida a Pechino. David Carretta e Stefano Marrella, che erano con me, hanno capito subito che lei, così come molti altri cinesi che abbiamo incontrato, era pronta a spillarci soldi a nostra insaputa, portandoci in giro in negozi e mercatini di suoi amici e non in quelli più famosi e forniti della capitale. Io, imbambolato dai suoi modi, sono caduto nella trappola. Però I mi detto due o tre cose che mi hanno colpito: mi chiamo I, dice, che in cinese vuol dire “uno”, il numero. Sono figlia unica come tutti i cinesi. Con queste pochissime parole mi ha raccontato tutta una storia. Mi ha testimoniato con la sua vita la drammaticità della legge sui figli unici, che pure ha salvato la Cina dalla bomba demografica che fino a qualche anno fa la minacciava gravissimamente. Una legge che si è connessa con la tragica tradizione cinese di uccidere le figlie femmine, vissute da sempre nelle famiglie cinesi come una disgrazia. Le donne oggi in Cina scarseggiano. Lei è sopravvissuta. Solo per questo fa parte di qualcosa di nuovo. Le ho chiesto di piazza Tien an men a bruciapelo, senza aggiungere altro. Mi ha solo detto: quella piazza ha una storia. E non ha detto altro. Ho capito, o forse ho creduto di capire, che non voleva dire altro, che era meglio non dire altro. Ma la storia è viva, si conosce, sopravvive tra i cinesi come lei.
Ho pensato a cosa possiamo fare per I, per le persone come lei, per dare loro il nostro bagaglio storico, positivo di valori liberali, di conoscenza, valori di profonda umanità, senza mettere lei e gli altri come lei a rischio di una nuova Tien an men. E la risposta non l’ho trovata. La risposta non mi sembra solo quella di ribadire la nostra posizione sui diritti umani. La risposta è fare qualcosa di concreto perché le persone come lei possano conquistare il diritto di parlare di politica, di opporsi al regime, di scrivere su un blog criticando il regime, di votare per un partito d’opposizione.
Qualcuno tra gli esperti di certe cose sostiene che lo sviluppo economico prima o poi porta le persone a cercare anche lo sviluppo politico e sociale. Intanto perdiamo tempo. E passano i giorni, e i dissidenti vegnono arrestati in silenzio, e le esecuzioni capitali in Cina si moltiplicano, e I mi promette di darmi il suo indirizzo mail, ma poi non me lo da, sorridendo un po’ amaramente.
Ricordo che in una delle prime riunioni radicali a cui ho partecipato, ho sentito Marco che parlava di conigli dal cilindro che noi radicali siamo capaci di tirar fuori al momento opportuno. Ce ne vorrebbe proprio uno ora, ma io cerco nel cilindro e non trovo nemmeno le orecchie del coniglio, e quindi niente coniglio.

9 comments:

Anonymous said...

PER CAPEZZONE: che cosa significa chiedere a chi sta all'opposizione di correre in soccorso di alcuni spezzoni della maggioranza che non riescono a far valere le loro ragioni all'interno del governo di cui fanno parte anche contro quella stessa opposizione che dovrebbe aiutarli per il bene del Paese? Oppure sono prove tecniche di sopravvivenza nella eventuale Grosse Koalition prossima ventura? A proposito. Stamattina Capezzone, a RR, ha candidamente dichiarato che le persone più ragionevoli presenti in CDM che si sono spese per far innalzare la soglia dei 70000 fino a 75000 sono state.... udite udite: MASTELLA e BONINO! Abbiamo finalmente trovato i difensori liberali del ceto medio ed i propugnatori della crescita e dello sviluppo!!! E dove sono i tagli alle inefficienze, agli sprechi, ...? e l'assicurazione sulle calamità? Ma il csx, a suo tempo, non aveva detto che era una norma pro-Mediolanum di Berlusconi? E Capezzone vuol farsi aiutare dagli inciuciari della CDL (o exCDL) per far ciò che non è riuscito a fare dall'interno del Governo!!! Bella davvero questa! La realtà è che si sta solo parando il c... per il dopoProdi. Vuoi mai arrivasse un governicchio tecnico o la G.Koalitionen... Che buffone! E' diventato davvero un politico all'italiana! Per questo farà ancora più strada... tanto di tavolinetti non ne aveva mai fatti un granchè! Mica scemo!

michele said...

che c'entra con la cina?

Anonymous said...

Mi verrebbe da dire che sei andato in Cina ma, da buon occidentale, non hai appreso nulla di quella cultura. (mo' non ti offendere come al solito)

I musi gialli non pensano come noi, nonostante nel tuo post, candidamente, dici che vorrebbero fare le nostre stesse cose (internet, i vestiti, i cellulari e bla bla). I 'musi gialli' hanno una cultura millenaria che prende le mosse dal taoismo e che, a differenza del nostro interventismo, invita e non fare nulla, perché tanto non c'è nulla che possa essere modificato con interventi esterni. Tutto è già perfetto così com'è. In questo sono coerenti. Se i cinesi avessero avuto voglia di cambiare, credo che lo avrebbero già fatto. Siamo noi che crediamo di dover portargli la democrazia, la libertà di parlare al cellulare o non so che altro meraviglioso prodigio tecnologico.

Non sto dicendo che è bene che Pechino sia avvolta dai fumi o che gli oppositori vengano uccisi (non travisarmi come al solito, e in maniera strumentale), sto dicendo che il nostro interventismo, sia esso fatto da pie azioni caritatevoli, sia dai missili di Bush, è una nostra malattia, non un dono del cielo che serve a salvare l'umanità dai cattivi. Se anche loro dovranno godere delle nostre meravigliose sorti e progressive lo dirà il tempo, ma credo che ancora una volta siamo in errore.

Come in Iraq, per fortuna, nessuno vede gli americani come salvatori (anzi la mattanza che ormai lì è scoppiata ed è senza freni è proprio il segno di una nostra ulteriore patetica sconfitta. Del solito bambinesco errore interventista), anche in Cina, a mio avviso, nessuno sta aspettando la emma bonino di turno che li salvi.

La Cina, per fortuna, è salda economicamente (sai che è l'unica nazione che ha la moneta non legata al valore del dollaro?) ed è una potenza a prescindere proprio per questa sua indipendenza. E' questo che dà fastidio ai Bilderberg di turno che si vedono privati di un mercato succulento, altro che le anime belle che siete dei diritti umani.

Nǐ hǎo :-)
Adri

michele said...

Caro Adriano,
alcune cose che dici mi convincono. Altre, come al solito, no. Sono d'accordo che nessuno lì stia ad aspettare il nostro interventismo. e sono d'accordo anche sul fatto di una cultura ferma. Però penso ad una cosa non da occidentale a cinese, penso che da singolo a singolo posso dire delle cose che mi sembrano giuste e altre sbagliare. Nelle mie convinzioni ci sarà un pezzo, un portato della cultura in cui sono cresciuto, ma ci sarà anche altro, così vale per ogni cinese che ho incontrato. e da singolo a singolo, credo vitale dire che occorre interrompere le esecuzioni, permettere il dissenso e la libertà di espressione.

Anonymous said...

Vabbe' su questo siamo d'accordo tutti, hai detto una cosa democristiana, tipo vogliamoci bene e rispettiamo il prossimo. Se potessi fermare le esecuzioni in Cina in questo preciso istante farei tutto ciò che è in mio potere ti assicuro. Però, come sai, il discorso è più complesso, e se vogliamo fermare le esecuzioni andiamo a farlo anche negli Stati Uniti dove quella scimmia di presidente (per citare Battiato) si è acchittato una delle leggi peggiori nella storia del diritto occidentale, peggiore delel peggiori leggi naziste. I dittatori stanno in casa nostra purtroppo non nei Paesi di cui ben poco conosciamo.

Anonymous said...

A Miché, ma quando lo aggiorni 'sto blog?? E perché dici tutte 'ste stronzate sulla Cina?? MA PORCO DI UN DIO!!!

Anonymous said...

Avete sentito Luigina? Avete sentito come faceva finta di frignare?

Anonymous said...

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Anonymous said...

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