Thursday, September 01, 2005

ritorno: tardivo, scusate, e in ogni caso continuo a preferire le parole degli altri alle mie. spero mi passerà. ma non c'è fretta. ecco le parole di adriano sofri: «Penso che Agnoli — naturalmente può esser colpa mia — abbia del tutto frainteso i due punti sui quali ha incentrato le sue obiezioni e il suo collage di citazioni. il primo, che le cose esistano fuori, indipendentemente, prima (e dopo) di noi che le percepiamo e pensiamo: questo avevo scritto piuttosto recisamente. Secondo, che noi cerchiamo e riconosciamo nelle cose fuori di noi, e in noi stessi, modi, svolgimenti, ricorrenze che chiamiamo "leggi", e che sono "intelligenti" solo perché corrispondono alla nostra intelligenza. Il finalismo del creato coincide con il creato così com'è: è come il provvidenzialismo in morale, e lo storicismo ingenuo nella storia, tutto ciò che è reale è razionale. Quanto al mistero e alla capacità di meraviglia, direi che non credere in Dio non li riduce affatto, e spesso li accresce. Così come non cancella, e anzi spesso accresce, la sensibilità al sacro, come a ciò che ha valore per sé, e non per il nostro scambio, e nemmeno per il nostro uso. Voglio ora parlare di un'appendice agli scambi d'idee di questi giorni. Ho una ragazza, bellissima, che si chiama Elvira, e siccome non vuole vedermi, le telefono. Per non vedermi, dice che ogni viaggio le costa troppa fatica. Ha una grande casa nuova, dirimpetto all'Africa, e ha fatto piantare all'inizio dell'estate una fila di bouganville addosso al muretto in fondo al giardino: uno di questi giorni, mi ha detto, farà una gita fin là per vedere quanto sono cresciute. Ci sono almeno ottanta metri dalla casa al muretto, mi ha spiegato. Dunque ieri, dopo avermi chiesto conto di quel che avevo scritto a proposito della rinuncia alla fede, mi ha rimproverato: "Ah, proprioora che io mi aggrappo sempre di più a Dio". Allora mi è venuto in mente qualcosa che somigliava a un sogno, e invece, mi sono ricordato subito, era un discorso ascoltato due o tre notti fa, mentre cercavo di addormentarmi. Per prendere sonno ascolto nel cuore della notte certi programmi della radio in cui voci parlano — la musica infatti mi tiene ancora più sveglio: di preferenza Marco Pannella su Radio Radicale, o monsignor Ravasi su Radio Maria. Questa volta, nell'ora della lezione di monsignor Ravasi sulla Bibbia, parlava qualcun altro, con un accento meridionale e un tono un po' enfatico, ma una notevole qualità retorica, perfino spericolata e barocca in qualche luogo. Non so tuttora chi fosse, ma a un certo punto ha detto di sé di essere un vescovo meridionale, e di essere anche un buon nuotatore. E chi sa nuotare, ha detto, sa bene che chi abbia paura di annegare e chieda aiuto, si aggrappa per istinto al soccorritore, rischiando di tirarlo al fondo con sé. Se si vuole salvarsi, bisogna evitare di aggrapparsi, e invece abbandonarsi al sostegno del soccorritore. E la stessa cosa, ha detto, deve avvenire con Dio. Non bisogna aggrapparsi al suo aiuto, ma abbandonarsi al suo amore. A questo punto ero completamente arzillo, e ho perso un'ennesima notte: però ho potuto raccontarlo a Elvira, la quale è sempre stata molto riluttante ad abbandonarsi. Non ho una morale da tirar fuori da questa storia, se non un certo ottimismo sui vescovi meridionali».

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