Monday, January 09, 2006
I fantasmi dei ragazzi di Salò
Scusate il ritardo, diceva Troisi, ma sto vivendo un periodo di stitichezza bloggara. Oggi rientro con una cosa che mi pare degna di nota. Il Parlamento è agitato da una proposta di legge di Alleanza nazionale per il riconoscimento formale dello status di "militari" a coloro che, negli anni tra il 1943 e il 1945, furono inquadrati nelle formazioni della Repubblica sociale italiana. Questo, da quello che capisco, dovrebbe permettere di pagare pensioni a quei pochissimi sopravvissuti di quegli anni. Sul tema ho un paio di annotazioni da fare. In primo luogo mi pare l'ennesimo tentativo da parte di questo governo di fare una legge “bandiera”, i cui effetti regolamentari sono risibili, dato che i reduci della repubblica di Mussolini credo siano veramente pochi e abbiano in questi 60 anni di tempo trovato sicuramente il modo di campare diversamente che di pensione militare. Non capisco però le critiche che vengono dall'Anpi, come a dire: tu hai perso e dopo 60 anni devi ancora pagare il fio del tuo errore. Invocano insomma una colpa perpetua. Il fatto che viene rivendicato è l'impossibilità di “equiparare” chi combatté dalla parte giusta da chi si pose dalla parte del torto. Io credo che la storia abbia ampiamente dimostrato che chi scelse la repubblichina di Salò aveva fatto la scelta sbagliata, aveva scelto la dittatura, credo però che come hanno dimostrato gli storici negli ultimi anni anche dalla parte dei vincitori non furono poche le carneficine e le scelte sbagliate. La marginalizzazione di coloro che si riconoscevano nel Partito d'Azione e in Giustizia e Libertà con l'egemonia delle formazioni comuniste sul movimento partigiano non ci dovrebbe consentire di vedere le cose con tanta nettezza. A dettare i tempi e le mosse dei partigiani che facevano capo al Pci c'era pur sempre l'Ercoli della Guerra civile spagnola, che rispondeva al nome di Palmiro Togliatti, l'uomo di fiducia ai tempi della Spagna di un certo Stalin, che sebbene raccolga l'elogio di Cossiga, non ha nulla da invidiare a Mussolini e a Hitler, quanto a genocidi e negazione dei diritti fondamentali. Ovviamente a ragionare come si dice a Roma con “er più pulito c'ha la rogna” non si va da nessuna parte, ma inviterei i reduci dell'Anpi a rinfoderare la vecchia grinta e a pensare che in fondo a Salò ci andarono anche miti della sinistra di oggi come Dario Fo e altri. Salò è volenti o nolenti un pezzo della nostra storia, e forse a farci i conti si capirebbero tante cose. Il fascismo in generale è un tratto profondo del vissuto del nostro paese e la sua caduta come istituzione non ha segnato la fine del corporativismo, del clericalismo e delle altre forme che erano stati i segni distintivi del ventennio. Allora i problemi sono altri e dunque non è solo colpa dei vinti che le cose sono andate come sono andate.
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