Tuesday, May 17, 2005
cossiga e la memoria: da poco i radicali hanno ricordato l'uccisione di giorgiana masi nel 1977. come tutte le storie degli anni 70, anche sull'assassinio della giovane militante radicale si susseguono voci, ricostruzioni dietrologiche, e "so io come è andata veramente". per la serie "so io come è andata veramente" appunto, vi propongo l'ineffabile cossiga che dopo quasi 30 anni adesso sì che dice le cose come stanno. giorgiana masi venne probabilmente uccisa da ''fuoco amico'' sul ponte garibaldi, a roma, il 12 maggio 1977. lo dice stamattina il ministro dell'interno all'epoca dei fatti, ''da colpi vaganti sparati da dimostranti, forse suoi compagni ed amici con i quali si trovava, contro le forze dell'ordine''. il ''terribile dubbio'', rivela cossiga, serpeggio' allora tra i servizi investigativi e gli e' stato confermato in tempi recenti dal prefetto fernando masone, ex capo della polizia. ''ho taciuto fino ad ora, salvo che con un amico deputato di sinistra radicale - sottolinea il senatore a vita - per motivi di carita' ''.''ho avuto sempre comprensione - dice cossiga in una dichiarazione - per il rimorso che attanaglia tanti radicali per la morte di giorgiana masi, per aver essi voluto, contro le valutazione e le disposizioni dell'autorita' di pubblica sicurezza, senza avere la possibilita' di controllarla, convocare a favore di un referendum da loro indetto una vasta riunione a palazzo navona, in un periodo estremamente delicato per l'ordine pubblico. cgil, cisl e uil accettarono l'invito del governo a rinviare la celebrazione della festa del primo maggio, nonostante il servizio d'ordine di cui disponevano, composto per la maggior parte di comunisti militanti e guidato dalla 'vigilanza' del pci, ricca di esperienza anche nel collaborare con le forze di polizia sia sul piano informativo che su quello operativo, in piazza e nelle strade''. ''scongiurai marco pannella - racconta ancora cossiga - di disdire il comizio di piazza navona: egli non accolse il mio invito. portai il problema al ciis che all'unanimita' dispose che io convalidassi il divieto di svolgimento della manifestazione, che si svolse con l'infiltrazione di numerosi membri d'autonomia e che culmino' tragicamente nell'uccisione di giorgiana masi. il reparto dei carabinieri - precisa l'ex capo dello stato - che si trovava dall'altra parte del ponte, subito accusato di aver aperto il fuoco, per ordine dell'autorita' giudiziaria fu disarmato da elementi della squadra mobile: alla perizia, risulto' che nessun colpo era stato sparato. da parte mia, rimossi dalla carica di questore di roma un caro amico che pero' mi aveva falsamente informato non esservi in piazza ne' poliziotti ne' carabinieri con le armi in mano, il che, come documento' l'espresso, non era vero. ma neanche dalle armi di costoro risulto' fosse stato sparato il colpo mortale''. ''l'autorita' giudiziaria ed i servizi investigativi non giunsero mai ad alcuna conclusione certa. essi mi confidarono pero' un terribile dubbio, confermatomi, anche in tempi recenti, poi dal prefetto masone e che per primo fu formulato a me, ministro dell'interno, da uno dei magistrati che conducevano l'inchiesta: che giorgiana masi fosse stata uccisa da 'fuoco amico', e cioe' da colpi vaganti sparati da dimostranti, forse suoi compagni ed amici con i quali si trovava, contro le forze dell'ordine''. ''ho taciuto fino ad ora, salvo che con un amico deputato di sinistra radicale - sottolinea il senatore a vita - per motivi di carita'. sembra comunque che questo anno, essendo sergio cofferati sindaco di bologna, non vi saranno piu' le solite manifestazione, per rispetto a d'antona e biagi, uccisi per alcuni tragici giudizi ed invettive lanciate autorevolmente contro di loro in assemblee sindacali e che innescarono, tramutandosi le parole in pallottole, la loro barbara uccisione, che poi i 'sindacal-rivoluzionari' d'accatto di sergio cofferati, a differenza delle brigate rosse e dei sindacalisti dell'aerea di autonomia, specialmente bolognese, dei miei tempi di ministro dell'interno, non hanno avuto il coraggio, pur essendone politicamente e moralmente responsabili, ne' di difendere ne' di giustificare, dovendosi alcuni di loro mantenersi liberi e candidi per candidature di parlamento e di governo nella prossima era del 'cattolico adulto' romano prodi, forse accanto al noto progressista 'fiatiano' , il 'marchesino' luca cordero di montezemolo ed altro''.
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