Tuesday, March 25, 2003

nulla si sa... nelle guerre di un tempo esistevano i �bollettini�. sergio romano oggi sul corriere

nelle guerre di un tempo esistevano i �bollettini�, vale a dire i comunicati che i comandi supremi diffondevano ogni giorno sullo stato delle operazioni militari e che i cittadini italiani, all�inizio del secondo conflitto mondiale, ascoltavano in piedi, silenziosamente. nei giorni buoni il linguaggio era ampolloso e retorico; nei giorni cattivi o mediocri, era burocratico e reticente. le espressioni pi� frequentemente usate erano allora �eroica resistenza�, �ripiegamento tattico�, �fuoco di sbarramento e di interdizione�, �movimenti di pattuglie�. oggi i bollettini sono scomparsi. esistono al loro posto i discorsi, le dichiarazioni, le conferenze stampa. ieri saddam ha commentato per mezz�ora i �trionfi� dell�esercito iracheno contro il nemico. domenica george w. bush ha commentato a caldo la vicenda dei marines catturati nei pressi di nassiriya. nello stesso giorno donald rumsfeld, segretario della difesa, si � esposto alle domande dei giornalisti nel corso di una lunga conferenza stampa. qualche giorno prima il vicepresidente iracheno tarek aziz � apparso in pubblico per smentire le voci della sua fuga.
fra una conferenza stampa e l�altra il ministro iracheno dell�informazione mohammed saeed al-sahaf ha rilasciato dichiarazioni sarcastiche e aggressive. non passa giorno senza che i maggiori protagonisti dell�amministrazione americana (colin powell, donald rumsfeld, condoleezza rice, i vertici delle forze armate) diano interviste alla stampa o alla televisione.
nell�era dell�informazione globale l�uomo pubblico � costretto a salire sul palcoscenico per spiegare gli eventi e ribadire la sua certezza nell��immancabile vittoria finale�. forse l�aspetto pi� interessante in questa guerra della comunicazione � la convinzione di ogni oratore che dio sia sempre immancabilmente dalla sua parte. mentre il discorso pronunciato ieri da saddam � carico di riferimenti coranici, quelli di bush hanno generalmente il tono profetico delle omel�e dei pastori evangelici.
ogni oratore, naturalmente, ha il suo stile. saddam dice cose terribili con un volto impassibile, scolpito nel legno. tony blair offre la stanchezza dei suoi lineamenti e le borse sotto gli occhi come prova della sua sincerit� e buona fede. tarek aziz � sarcastico, volpino, forse il solo iracheno che potrebbe recitare con successo la parte del genio cattivo in un film di james bond. il generale tommy franks � legnoso, austero, affidabile. condoleezza rice � tagliente, arguta, aggressiva. donald rumsfeld � una specie di buster keaton cattivo. mentre il grande attore del cinema muto usava la propria impassibilit� per suscitare il riso, rumsfeld se ne serve per suscitare il terrore. colin powell � uno straordinario preside di scuola media, buono ma fermo e capace di dimostrare che nulla lo addolora quanto l�obbligo di trattare i ragazzi cattivi con rigore e severit�.
chi vince e chi perde in questi duelli a distanza fra i leader dei due campi? molto dipende, naturalmente, dalle circostanze del momento e soprattutto da ci� che l�oratore ha detto in occasioni precedenti. con il discorso di ieri saddam ha segnato due punti. in primo luogo ha dimostrato di essere vivo e ha smentito implicitamente la tesi americana secondo cui il suo regime si starebbe disintegrando. in secondo luogo ha potuto usare gli scontri del giorno precedente per dare credibilit� all�affermazione secondo cui gli iracheni si sarebbero battuti contro gli anglo-americani con lo stesso spirito con cui si erano battuti contro gli invasori mongoli del xiii secolo.
per le stesse ragioni donald rumsfeld, domenica, era evidentemente in imbarazzo. negli scorsi mesi i leader dell�amministrazione americana avevano diffuso la convinzione che il regime iracheno fosse costituito da una cricca di furfanti, che il popolo fosse oppresso brutalmente da un sistema poliziesco e che le forze armate irachene sarebbero state felici di arrendersi. � possibile che questa previsione si avveri. ma i fatti di domenica davano ragione a saddam, non a rumsfeld.
la maggiore stonatura tuttavia � apparsa nelle brevi dichiarazioni di bush sui marines catturati a nassiriya. ci aspettiamo, ha detto il presidente, che vengano trattati umanamente. ma come � possibile attendersi un trattamento umano da un sistema politico che lo stesso bush ha definito per pi� di un anno malefico e canagliesco? se l�iraq pu� trattare umanamente i suoi prigionieri, � ancora giusto considerarlo un brigante internazionale?
un�ultima precisazione. questi duelli della comunicazione, combattuti a distanza sulle onde della televisione, sono match effimeri. vince chi pu� sfruttare una buona notizia, perde chi appare contraddetto e smentito dalla realt�. ma il giorno dopo si combatte un nuovo match in circostanze forse diverse. e nella guerra dell�informazione la vittoria di un giorno annulla, nella memoria dei telespettatori, la sconfitta del giorno prima.

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