Wednesday, July 23, 2003

recuperiamo: sempre i fatti miei. e vabb� siamo vicini alle vacanze e ognuno svacca a modo suo. pero' oggi "due saggi raccontano un aspetto fondamentale della propaganda del regime, che si serviva di artisti come mario sironi"

e il fascismo creo' la politica dell�immagine.

nel 1932 il fascismo celebro' i dieci anni che lo separavano dalla conquista del potere con una grande esposizione realizzata nella capitale, la mostra della rivoluzione fascista, che ottenne un grande successo in termini di visitatori: ben tre milioni e 700 mila invece dei 500 mila inizialmente previsti. ma l'importanza del lavoro che uno studioso americano, jeffrey schnapp, ha dedicato di recente alla mostra non dipende solo dalle dimensioni quantitative, pur notevolissime, dell'avvenimento... la mostra era anche documento di una peculiare visione fascista della storia. anzitutto i documenti d'ogni tipo - giornali, lettere, foto, oggetti vari - che dovevano testimoniare della fase �eroica� del fascismo tra gli anni della guerra e la marcia su roma non erano esposti in modo ordinato e secondo una sequenza narrativa, ma erano fusi, spesso attraverso grandi collage, con il resto dell�allestimento in modo da creare una sorta di contesto espositivo totale. il visitatore, al quale le sale asimmetriche e le proporzioni spaziali irregolari davano una sensazione di instabilit� e di movimento, doveva avere l'impressione quasi di rivivere gli avvenimenti, di essere immerso nelle lotte da cui era infine scaturita la vittoria fascista. �non � una raccolta di materiale storico, ma storia in atto� commentava margherita sarfatti, che fu a lungo la principale ispiratrice della politica fascista nel campo delle arti visive... leggi ancora sul corriere

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