le mie risposte: a quanto detto da marco cappato (europarl. radicale) sul forum di radicali.it relativamente alla telematica radicale. ciao a tutti.
1. rino aveva per un periodo avviato un servizio di newsletter che consisteva in una copia della home page con tutti i link attivi delle ultime cose pubblicate. vedo che sulla nuova home page c'� il link per attivare la newsletter, immagino dunque che il servizio possa ripartire.
2. andare in stampa piacerebbe anche a me. bisogna sentire gli amministratori cosa ne pensano. quanto alle sollecitazioni attive credo che occorrerebbe creare una struttura apposita per questo. forse si potrebbero girare da qui alcune segnalazioni al call center del partito. quanto all'autoprofilazione dell'utente sarebbe utile aprire anche qui da noi uno spazio blogger. offrire per esempio agli abituali frequentatori del forum la possibilit� di crearsi una pagina propria presso di noi, come ad esempio gi� fa mi pare il riformista. da l� poi si potrebbero creare una serie di incroci di iniziative politiche ed editoriali stimolate dal centro propulsore.
3. credo che anche questo in qualche modo rino lo avesse gi� pensato. occorre chiedere ad esempio a renzo grandi se sa che fine hanno fatto gli indirizzari che rino utilizzava e vedere di ritirarli fuori.
4. anche per le mailing list locali penso che uno spazio comune tipo blog di raccordo locali potrebbero essere utili. ma non so...
5. protocollare la corrispondenza. credo che il problema sia sempre lo stesso: occorre una struttura apposita per fare questo. non se qualcuno ha presente per esempio che esiste un patrimonio di indirizzi copiabili ed utilizzabili che sono quelli delle centinaia di persone che ogni giorno inviano messaggi all'indirizzo staff@radioradicale.it. l� non so se qualcuno ci ha ancora messo le mani.
6. non so se sono un fissato ma anche per quel che riguarda lo stimolo a rinunciare alla privacy credo che il blog possa essere una risorsa. del resto sarebbe una specie di do ut des. io ti do una pagina di un certo valore, legata al nostro portale, tu mi molli un po' di dati che poi io riutilizzo.
7. ripeto ancora: blog...
8. "napsterizzazione" : mi sembra tutto sommato una idea giusta, ma ricordiamoci sempre che l'amministrazione qui spende un sacco di soldi per realizzare gli audiovideo e gi� un po' tutti i partiti ci tengono gli occhi addosso linkandoci spesso a tradimento. l'idea � buona per� bisogna ricordare che anche qui non si vive solo di idee.
9. potenziare l�informazione attiva (cio� inviata, spinta) di radioradicale.it: vedi sopra (cit. newsletter di rino). poi anche pensare che ne so, ad un'altra newsletter dedicata agli eventuali bloggari che usano pagine concesse da noi... per esempio mandare loro direttamente un banner da piazzare al volo con i link delle cose che ci interessano di pi� al momento.
10. credo che anche su questo si sia iniziato a lavorare gi� dai tempi di rino. credo che andrea e diego pure abbiano proseguito in questo senso con l'uso di codici html utilizzabili da portatori di handicap.
Sunday, July 27, 2003
Wednesday, July 23, 2003
recuperiamo: sempre i fatti miei. e vabb� siamo vicini alle vacanze e ognuno svacca a modo suo. pero' oggi "due saggi raccontano un aspetto fondamentale della propaganda del regime, che si serviva di artisti come mario sironi"
e il fascismo creo' la politica dell�immagine.
nel 1932 il fascismo celebro' i dieci anni che lo separavano dalla conquista del potere con una grande esposizione realizzata nella capitale, la mostra della rivoluzione fascista, che ottenne un grande successo in termini di visitatori: ben tre milioni e 700 mila invece dei 500 mila inizialmente previsti. ma l'importanza del lavoro che uno studioso americano, jeffrey schnapp, ha dedicato di recente alla mostra non dipende solo dalle dimensioni quantitative, pur notevolissime, dell'avvenimento... la mostra era anche documento di una peculiare visione fascista della storia. anzitutto i documenti d'ogni tipo - giornali, lettere, foto, oggetti vari - che dovevano testimoniare della fase �eroica� del fascismo tra gli anni della guerra e la marcia su roma non erano esposti in modo ordinato e secondo una sequenza narrativa, ma erano fusi, spesso attraverso grandi collage, con il resto dell�allestimento in modo da creare una sorta di contesto espositivo totale. il visitatore, al quale le sale asimmetriche e le proporzioni spaziali irregolari davano una sensazione di instabilit� e di movimento, doveva avere l'impressione quasi di rivivere gli avvenimenti, di essere immerso nelle lotte da cui era infine scaturita la vittoria fascista. �non � una raccolta di materiale storico, ma storia in atto� commentava margherita sarfatti, che fu a lungo la principale ispiratrice della politica fascista nel campo delle arti visive... leggi ancora sul corriere
e il fascismo creo' la politica dell�immagine.
nel 1932 il fascismo celebro' i dieci anni che lo separavano dalla conquista del potere con una grande esposizione realizzata nella capitale, la mostra della rivoluzione fascista, che ottenne un grande successo in termini di visitatori: ben tre milioni e 700 mila invece dei 500 mila inizialmente previsti. ma l'importanza del lavoro che uno studioso americano, jeffrey schnapp, ha dedicato di recente alla mostra non dipende solo dalle dimensioni quantitative, pur notevolissime, dell'avvenimento... la mostra era anche documento di una peculiare visione fascista della storia. anzitutto i documenti d'ogni tipo - giornali, lettere, foto, oggetti vari - che dovevano testimoniare della fase �eroica� del fascismo tra gli anni della guerra e la marcia su roma non erano esposti in modo ordinato e secondo una sequenza narrativa, ma erano fusi, spesso attraverso grandi collage, con il resto dell�allestimento in modo da creare una sorta di contesto espositivo totale. il visitatore, al quale le sale asimmetriche e le proporzioni spaziali irregolari davano una sensazione di instabilit� e di movimento, doveva avere l'impressione quasi di rivivere gli avvenimenti, di essere immerso nelle lotte da cui era infine scaturita la vittoria fascista. �non � una raccolta di materiale storico, ma storia in atto� commentava margherita sarfatti, che fu a lungo la principale ispiratrice della politica fascista nel campo delle arti visive... leggi ancora sul corriere
oggi � proprio una buona giornata: e come ogni mattina da po' di giorni in qua, mi giro e c'� una faccina straordinaria che dorme tranquilla. solo a vederla mi mette di buon umore. che dire... mi sono un po' dedicato a lei (e a me) e poi sono arrivato in ritardo qui a rr. ormai mi sembra tutto diverso. ho perso l'accanimento che avevo tempo fa. penso ad altro. alla libert�. quella vera. e mi sa che alla fine esiste. per esempio: essere felice delle scelte altrui. dare la possibilit� di scegliere. e capire. e fare lo stesso. "la mia memoria scivola, mi ricordo limpida, la trasmissione dei pensieri, la sensazione che in un attimo qualunque cosa pensassimo poteva succedere..."
Monday, July 21, 2003
balbo: qualcuno dei miei appassionati lettori ritiene che l'impresa di �pizzo di ferro� non meriti di essere ricordata perch� in fondo si tratta di cose fasciste e quindi, meglio dimenticare. io, che non condivido questa mentalit�, ricordo che la trasvolata ebbe una tale eco che mussolini, secondo alcuni storici, ne fu talmente impressionato da ritenere balbo troppo popolare specialmente fuori d'italia e quindi di li' a poco lo mando' a tripoli. di seguito un omaggio musicale dell'epoca:
�sai dove s'annida pi� florido il suol? sai dove sorride pi� magico il sol? sul mar che ci lega coll'africa d'or la stella d'italia ci addita un tesor. tripoli, bel suol d'amore, ti giunga dolce questa mia canzon. sventoli il tricolore sulle tue torri al rombo del cannon! naviga o corazzata; benigno � il vento e dolce � la stagione. tripoli, terra incantata, sar� italiana al rombo del cannon. a te, marinaro, sia l'onda sentier; sia guida fortuna per te bersaglier. va� e spera soldato, vittoria � col�... hai teco l'italia che gridati: va! tripoli, bel suol d'amore, etc... al vento africano che tripoli assal gi� squillan le trombe la marcia real. a tripoli i turchi non regnano pi�: gi� il nostro vessillo issato � laggi�... tripoli, bel suol d'amore...�
�sai dove s'annida pi� florido il suol? sai dove sorride pi� magico il sol? sul mar che ci lega coll'africa d'or la stella d'italia ci addita un tesor. tripoli, bel suol d'amore, ti giunga dolce questa mia canzon. sventoli il tricolore sulle tue torri al rombo del cannon! naviga o corazzata; benigno � il vento e dolce � la stagione. tripoli, terra incantata, sar� italiana al rombo del cannon. a te, marinaro, sia l'onda sentier; sia guida fortuna per te bersaglier. va� e spera soldato, vittoria � col�... hai teco l'italia che gridati: va! tripoli, bel suol d'amore, etc... al vento africano che tripoli assal gi� squillan le trombe la marcia real. a tripoli i turchi non regnano pi�: gi� il nostro vessillo issato � laggi�... tripoli, bel suol d'amore...�
Saturday, July 19, 2003
balbo e gli atlantici: anche se prosegue la questione gramsci vs togliatti (vedi infatti il corriere), oggi pero' mi va di ricordare che 70 anni fa, il 19 luglio 1933, si compiva l'impresa di italo balbo: la trasvolata dell'atlantico in formazione con i mitici s55. a occhio e croce mi pare che nessuno ne parli, tranne il giornale. ma il fatto storico ha una sua portata... o no?
Friday, July 18, 2003
gramsci vs togliatti: intervista allo storico giuseppe vacca sul documento inedito pubblicato ieri dal corriere, oggi ancora sul corriere.
�la lettera su gramsci delle sorelle schucht contribui' al declino politico del migliore�
tradimento, sospetto. sono le parole chiave della lettera inedita pubblicata ieri dal corriere che evgenia e julia schucht inviarono a stalin nel dicembre 1940. la cognata e la moglie di gramsci avvaloravano cosi' al massimo livello i sospetti di tradimento che il leader del pci, morto ormai nell�aprile 1937 dopo undici anni di detenzione nelle carceri fasciste, nutriva nei confronti di alcuni compagni di partito. sicuramente l�autore dei �quaderni� considerava responsabile della sua mancata liberazione ruggiero grieco e lo stesso palmiro togliatti. parliamo di questo documento molto importante per le vicende interne al pci ma anche per la storia del comunismo internazionale, con il professor giuseppe vacca, presidente della fondazione istituto gramsci e autore di alcuni studi fondamentali come �gramsci a roma, togliatti a mosca� (einaudi) e �appuntamenti con gramsci� (carocci). vacca inoltre ha gi� consegnato all�einaudi un volume scritto con chiara daniele, �le donne di gramsci�, dedicato alla famiglia schucht.
professor vacca, qual � dal punto di vista della ricerca storica il valore della lettera a stalin di evgenia e julia schucht?
�mi pare duplice. in primo luogo sinora dell�azione svolta a mosca dopo la morte di gramsci dalla moglie julia e dalle cognate evgenia e tatiana, depositaria quest�ultima dei sospetti di gramsci, eravamo edotti solo indirettamente dalle informative della segretaria di dimitrov, stella blagoeva. la prima informativa del �38 riguardava l'inchiesta che port? all�estromissione di grieco dal ruolo di coordinatore della segreteria del partito; la seconda, del settembre 1940, costituiva un vero e proprio rifacimento della scheda biografica di togliatti successiva alla fine del ruolo di commissario politico nella guerra di spagna. dopo un�inchiesta durata due anni, togliatti nel �41 fu estromesso dalle decisioni pi� delicate del comintern. la principale accusa era di aver perso durante la fase finale della guerra civile gli archivi del partito comunista spagnolo. ma ora sappiamo che nel ridimensionamento del ruolo politico di togliatti ebbero un ruolo anche i sospetti nei confronti del "migliore" di gramsci, avvalorati dalle sorelle schucht nella lettera a stalin�.
e l�altro aspetto importante del documento?
�la lettera contiene elementi utili a seguire nuove piste per trovare ulteriori documenti, per esempio lettere e resoconti di colloqui delle sorelle schucht con i dirigenti del comintern�.
da cosa nascevano i sospetti di gramsci verso i suoi compagni italiani?
�i sospetti di gramsci non sono sempre gli stessi. cominciano a orientarsi verso i comunisti italiani e da ultimo verso togliatti a partire dal �33-�34. c�� una famosa lettera in cui gramsci si considera prigioniero due volte, del carcere fascista e dell�apparato del partito. ma questa � soltanto una metafora. il punto � che quando viene arrestato, l�8 novembre 1926, � giunto al culmine lo scontro con l�internazionale che comincia a essere pesantemente condizionata dall�avvento di stalin e dalla strategia del socialismo in un solo paese. da allora in avanti gramsci sar� percepito come un eretico, che ha rapporti conflittuali anche con i compagni italiani, dal 1929 allineatisi con l�urss. la questione politica ha un riverbero pesante nella vita del carcere dove arrivano compagni che seguono la linea ortodossa. questi difficili rapporti sono all�origine dei sospetti che angosciano sempre di pi� il leader comunista�.
sospetti in verit� confermati dal giudice istruttore a proposito della famosa lettera in cui grieco nel �28 si rivolgeva al prigioniero enfatizzando il suo ruolo di leader: �onorevole gramsci, lei ha degli amici che certamente desiderano che lei rimanga un pezzo in galera�.
�gramsci in un primo tempo considero' quella una "strana lettera", frutto della "leggerezza" dello scrivente, poi dal �32-�33, per ragioni non ancora del tutto chiare, comincio' a nutrire pesanti sospetti di tradimento. le ricerche di giuseppe fiori sulle carte del tribunale speciale ci hanno consentito di stabilire che la frase del giudice fu una vera provocazione, perch� la lettera di grieco fu mostrata a gramsci dopo che l�istruttoria era stata ultimata e la condanna a vent�anni era stata gi� richiesta. il prigioniero credeva invece che l�istruttoria fosse ancora in corso cosi' come non sapeva che le trattative per lo scambio tra prigionieri politici del fascismo e sacerdoti nelle carceri dell�urss era fallito�.
veniamo ora alle responsabilit� di togliatti. e� vero che �il migliore� aveva interesse a mantenere gramsci in carcere?
�e� vero il contrario. questa tesi non � documentabile, non ci sono prove che togliatti avesse qualche interesse a far restare gramsci in carcere. innanzitutto fu lo stesso togliatti a farsi promotore, attraverso bucharin, delle prime trattative per lo scambio di prigionieri tra italia e urss, anche se bisogna dire che il successo di queste iniziative dipendevano esclusivamente dal mutevole rapporto fra i due stati. e poi c�� da aggiungere che fu togliatti, con la pubblicazione delle "lettere" e dei "quaderni" a garantire la sopravvivenza storica di gramsci�.
allora perch� gramsci, come testimoniato anche dalla lettera a stalin di evgenia e julia, diffidava dei compagni italiani?
�gramsci era consapevole che il regime fascista l�avrebbe liberato solo se la scarcerazione fosse apparsa come un atto di generosit� di mussolini e a condizione della sua definitiva scomparsa politica. se i comunisti italiani fossero stati coinvolti, sicuramente avrebbero pubblicamente rivendicato la scarcerazione come un successo. perci? gramsci teneva a sfruttare esclusivamente i canali con il ministero dell�interno sovietico, con il quale la moglie julia aveva collaborato dal 1923 al 1930, prima di ammalarsi. i rapporti di julia con i servizi segreti sovietici erano dunque considerati da un gramsci stremato dalla galera uno degli atout che potevano salvarlo. ma le sue condizioni di salute peggiorarono, nel 1935 fu ricoverato nella clinica quisisana di roma, il 25 aprile 1937, quando doveva essere liberato per decorrenza della pena, ridotta negli anni precedenti, fu colpito da un collasso cardiaco. due giorni dopo mori'�.
�la lettera su gramsci delle sorelle schucht contribui' al declino politico del migliore�
tradimento, sospetto. sono le parole chiave della lettera inedita pubblicata ieri dal corriere che evgenia e julia schucht inviarono a stalin nel dicembre 1940. la cognata e la moglie di gramsci avvaloravano cosi' al massimo livello i sospetti di tradimento che il leader del pci, morto ormai nell�aprile 1937 dopo undici anni di detenzione nelle carceri fasciste, nutriva nei confronti di alcuni compagni di partito. sicuramente l�autore dei �quaderni� considerava responsabile della sua mancata liberazione ruggiero grieco e lo stesso palmiro togliatti. parliamo di questo documento molto importante per le vicende interne al pci ma anche per la storia del comunismo internazionale, con il professor giuseppe vacca, presidente della fondazione istituto gramsci e autore di alcuni studi fondamentali come �gramsci a roma, togliatti a mosca� (einaudi) e �appuntamenti con gramsci� (carocci). vacca inoltre ha gi� consegnato all�einaudi un volume scritto con chiara daniele, �le donne di gramsci�, dedicato alla famiglia schucht.
professor vacca, qual � dal punto di vista della ricerca storica il valore della lettera a stalin di evgenia e julia schucht?
�mi pare duplice. in primo luogo sinora dell�azione svolta a mosca dopo la morte di gramsci dalla moglie julia e dalle cognate evgenia e tatiana, depositaria quest�ultima dei sospetti di gramsci, eravamo edotti solo indirettamente dalle informative della segretaria di dimitrov, stella blagoeva. la prima informativa del �38 riguardava l'inchiesta che port? all�estromissione di grieco dal ruolo di coordinatore della segreteria del partito; la seconda, del settembre 1940, costituiva un vero e proprio rifacimento della scheda biografica di togliatti successiva alla fine del ruolo di commissario politico nella guerra di spagna. dopo un�inchiesta durata due anni, togliatti nel �41 fu estromesso dalle decisioni pi� delicate del comintern. la principale accusa era di aver perso durante la fase finale della guerra civile gli archivi del partito comunista spagnolo. ma ora sappiamo che nel ridimensionamento del ruolo politico di togliatti ebbero un ruolo anche i sospetti nei confronti del "migliore" di gramsci, avvalorati dalle sorelle schucht nella lettera a stalin�.
e l�altro aspetto importante del documento?
�la lettera contiene elementi utili a seguire nuove piste per trovare ulteriori documenti, per esempio lettere e resoconti di colloqui delle sorelle schucht con i dirigenti del comintern�.
da cosa nascevano i sospetti di gramsci verso i suoi compagni italiani?
�i sospetti di gramsci non sono sempre gli stessi. cominciano a orientarsi verso i comunisti italiani e da ultimo verso togliatti a partire dal �33-�34. c�� una famosa lettera in cui gramsci si considera prigioniero due volte, del carcere fascista e dell�apparato del partito. ma questa � soltanto una metafora. il punto � che quando viene arrestato, l�8 novembre 1926, � giunto al culmine lo scontro con l�internazionale che comincia a essere pesantemente condizionata dall�avvento di stalin e dalla strategia del socialismo in un solo paese. da allora in avanti gramsci sar� percepito come un eretico, che ha rapporti conflittuali anche con i compagni italiani, dal 1929 allineatisi con l�urss. la questione politica ha un riverbero pesante nella vita del carcere dove arrivano compagni che seguono la linea ortodossa. questi difficili rapporti sono all�origine dei sospetti che angosciano sempre di pi� il leader comunista�.
sospetti in verit� confermati dal giudice istruttore a proposito della famosa lettera in cui grieco nel �28 si rivolgeva al prigioniero enfatizzando il suo ruolo di leader: �onorevole gramsci, lei ha degli amici che certamente desiderano che lei rimanga un pezzo in galera�.
�gramsci in un primo tempo considero' quella una "strana lettera", frutto della "leggerezza" dello scrivente, poi dal �32-�33, per ragioni non ancora del tutto chiare, comincio' a nutrire pesanti sospetti di tradimento. le ricerche di giuseppe fiori sulle carte del tribunale speciale ci hanno consentito di stabilire che la frase del giudice fu una vera provocazione, perch� la lettera di grieco fu mostrata a gramsci dopo che l�istruttoria era stata ultimata e la condanna a vent�anni era stata gi� richiesta. il prigioniero credeva invece che l�istruttoria fosse ancora in corso cosi' come non sapeva che le trattative per lo scambio tra prigionieri politici del fascismo e sacerdoti nelle carceri dell�urss era fallito�.
veniamo ora alle responsabilit� di togliatti. e� vero che �il migliore� aveva interesse a mantenere gramsci in carcere?
�e� vero il contrario. questa tesi non � documentabile, non ci sono prove che togliatti avesse qualche interesse a far restare gramsci in carcere. innanzitutto fu lo stesso togliatti a farsi promotore, attraverso bucharin, delle prime trattative per lo scambio di prigionieri tra italia e urss, anche se bisogna dire che il successo di queste iniziative dipendevano esclusivamente dal mutevole rapporto fra i due stati. e poi c�� da aggiungere che fu togliatti, con la pubblicazione delle "lettere" e dei "quaderni" a garantire la sopravvivenza storica di gramsci�.
allora perch� gramsci, come testimoniato anche dalla lettera a stalin di evgenia e julia, diffidava dei compagni italiani?
�gramsci era consapevole che il regime fascista l�avrebbe liberato solo se la scarcerazione fosse apparsa come un atto di generosit� di mussolini e a condizione della sua definitiva scomparsa politica. se i comunisti italiani fossero stati coinvolti, sicuramente avrebbero pubblicamente rivendicato la scarcerazione come un successo. perci? gramsci teneva a sfruttare esclusivamente i canali con il ministero dell�interno sovietico, con il quale la moglie julia aveva collaborato dal 1923 al 1930, prima di ammalarsi. i rapporti di julia con i servizi segreti sovietici erano dunque considerati da un gramsci stremato dalla galera uno degli atout che potevano salvarlo. ma le sue condizioni di salute peggiorarono, nel 1935 fu ricoverato nella clinica quisisana di roma, il 25 aprile 1937, quando doveva essere liberato per decorrenza della pena, ridotta negli anni precedenti, fu colpito da un collasso cardiaco. due giorni dopo mori'�.
Thursday, July 17, 2003
coerenza 2: (spazio privato - mi spiace, ma vi tocca). tra le tante cose nuove di questo momento ho finalmente voglia di parlare di quella che ho gi� definito come un'apparizione. si tratta di una "piccola vita" che mi trovo tra le mani. preziosissima. che � arrivata dalle mie parti nel giorno piu� brutto della mia storia. ed � dunque in profondissima contraddizione con quel momento. ma tant'�. non sono in grado e non mi piace interrogarmi sul perche' mi capitano le cose.
oggi camminiamo insieme sulla strada. la sento vicina, e lei sa proprio come farmi sentire la sua vicinanza. io per me le racconterei tutte le storie del mondo. � chiaro, tutte quelle che conosco. vorrei farle conoscere le poche cose che mi guidano. e poi non so... non sono abituato a parlare dei miei sentimenti. ma in questo momento mi assediano felicemente e mi fanno vedere il mondo, le cose e le persone con altri occhi. che forse non ho mai ospitato nelle mie orbite.
oggi camminiamo insieme sulla strada. la sento vicina, e lei sa proprio come farmi sentire la sua vicinanza. io per me le racconterei tutte le storie del mondo. � chiaro, tutte quelle che conosco. vorrei farle conoscere le poche cose che mi guidano. e poi non so... non sono abituato a parlare dei miei sentimenti. ma in questo momento mi assediano felicemente e mi fanno vedere il mondo, le cose e le persone con altri occhi. che forse non ho mai ospitato nelle mie orbite.
Wednesday, July 16, 2003
omaggio al rodari di c'era due volte il barone lamberto:
c'era due volte il barone lamberto franchesini calamandro da pizzoli. perche' due volte, si chiederanno i miei quattro stupiti ed affezionati lettori. due volte perche' il gentile lamberto, come tutti gli uomini del mondo, vedendo arrivare le nebbie della fine, non si voleva rassegnare a togliere le tende dalle pene terrene, e andava cercando di inventarsi qualcosa. che' quella che aveva dietro le spalle per lui non fu poi neanche una vita cosi' penosa lo sapeva anche lui. nato da una famiglia non certo di poca influenza che aveva avuto tra le mani alcuni pezzi del potere del regno delle due sicilie, il nostro lamberto, dentro questa tradizione si era trovato bene. crescendo poi si era inventato un nuovo modo di essere importante che non era proprio quello degli avi ma funzionava bene lo stesso.
e dunque negli ultimi anni andava pensando e ripensando a come scavalcare quella che, sempre per tutti gli uomini del mondo, era l'ultima soglia. fu cosi' che un giorno, seduto per caso sopra un sasso della sua isoletta di famiglia nel bel mezzo del lago di bolsena, si era reso conto di provare un forte benessere, ma proprio fisico, udendo il suono del suo nome pronunciato da quella povera disgraziata della sua serva. la domestica che la famiglia, con poco riguardo, gli aveva messo tra i piedi.
da quel giorno provo' a ripetere l'esperimento. si trovavano sempre allo stesso posto, sulla pietra, con l'acqua del lago che lambiva i loro piedi, e lei senza sapere bene il perche' si metteva a ripetere: "lamberto, lamberto, lamberto..."
e lamberto si sentiva proprio meglio. not? di li' a poco che le rughe andavano assottigliandosi e il volto sembrava pi� disteso.
tanto per provare, cos? sempre come esperimento, lamberto comincio' ad organizzare meglio la questione. se occorreva che il suo nome fosse ripetuto si poteva pure fare. del resto i mezzi non mancavano. di li' a poco i "dicitori" furono organizzati in una vera e propria attivita' produttiva. sembrava di essere in uno studio radiofonico. con stanze insonorizzate e microfoni ovunque. tutto perche' i dicitori potessero vuotare il sacco di cui lamberto succhiava il contenuto.
e i dicitori poi tutto sommato non � che si trovassero male. erano ben pagati, il lavoro non era duro e nemmeno difficile. facevano il loro turno, regolato sindacalmente per carita': due ore a dire: "lamberto, lamberto, lamberto..." e un'ora di riposo.
(segue)
c'era due volte il barone lamberto franchesini calamandro da pizzoli. perche' due volte, si chiederanno i miei quattro stupiti ed affezionati lettori. due volte perche' il gentile lamberto, come tutti gli uomini del mondo, vedendo arrivare le nebbie della fine, non si voleva rassegnare a togliere le tende dalle pene terrene, e andava cercando di inventarsi qualcosa. che' quella che aveva dietro le spalle per lui non fu poi neanche una vita cosi' penosa lo sapeva anche lui. nato da una famiglia non certo di poca influenza che aveva avuto tra le mani alcuni pezzi del potere del regno delle due sicilie, il nostro lamberto, dentro questa tradizione si era trovato bene. crescendo poi si era inventato un nuovo modo di essere importante che non era proprio quello degli avi ma funzionava bene lo stesso.
e dunque negli ultimi anni andava pensando e ripensando a come scavalcare quella che, sempre per tutti gli uomini del mondo, era l'ultima soglia. fu cosi' che un giorno, seduto per caso sopra un sasso della sua isoletta di famiglia nel bel mezzo del lago di bolsena, si era reso conto di provare un forte benessere, ma proprio fisico, udendo il suono del suo nome pronunciato da quella povera disgraziata della sua serva. la domestica che la famiglia, con poco riguardo, gli aveva messo tra i piedi.
da quel giorno provo' a ripetere l'esperimento. si trovavano sempre allo stesso posto, sulla pietra, con l'acqua del lago che lambiva i loro piedi, e lei senza sapere bene il perche' si metteva a ripetere: "lamberto, lamberto, lamberto..."
e lamberto si sentiva proprio meglio. not? di li' a poco che le rughe andavano assottigliandosi e il volto sembrava pi� disteso.
tanto per provare, cos? sempre come esperimento, lamberto comincio' ad organizzare meglio la questione. se occorreva che il suo nome fosse ripetuto si poteva pure fare. del resto i mezzi non mancavano. di li' a poco i "dicitori" furono organizzati in una vera e propria attivita' produttiva. sembrava di essere in uno studio radiofonico. con stanze insonorizzate e microfoni ovunque. tutto perche' i dicitori potessero vuotare il sacco di cui lamberto succhiava il contenuto.
e i dicitori poi tutto sommato non � che si trovassero male. erano ben pagati, il lavoro non era duro e nemmeno difficile. facevano il loro turno, regolato sindacalmente per carita': due ore a dire: "lamberto, lamberto, lamberto..." e un'ora di riposo.
(segue)
guernica: ieri ho fatto un'altra scoperta di quelle che mi lasciano cosi'. leggendo un pezzo di francesco machina grifeo, segnalatomi da robba, apprendo che la bella storiella (che del resto non mi aveva appassionato mai) di picasso interrogato dai tedeschi ecc. ecc. � una stronzata. il furbo pittore avrebbe alla bell'e meglio riutilizzato una tela realizzata prima del bombardamento, dedicata alla morte di un suo amico torero.
di seguito quello che mi viene in mente:
1. il ricordo della scuola e quello che io li' ho letto e fatto si confonde oramai nelle nebbie del passato. meglio cosi'.
2. sempre nuova fatica per capire le pieghe della storia, la necessit� della propaganda e della creazione dei miti. dopo pero' sono soddisfazioni.
3. se ci penso bene, anche il personaggio picasso mi ha sempre convinto poco (sicuramente diro' una ovviet�, che far� sorridere francesco) e mi d� l'idea di mito per le masse.
di seguito quello che mi viene in mente:
1. il ricordo della scuola e quello che io li' ho letto e fatto si confonde oramai nelle nebbie del passato. meglio cosi'.
2. sempre nuova fatica per capire le pieghe della storia, la necessit� della propaganda e della creazione dei miti. dopo pero' sono soddisfazioni.
3. se ci penso bene, anche il personaggio picasso mi ha sempre convinto poco (sicuramente diro' una ovviet�, che far� sorridere francesco) e mi d� l'idea di mito per le masse.
Tuesday, July 15, 2003
eccoci qua: ho voglia di andare via. un saluto alla mia citt� (con il grande remotti - grazie a fede)
Negli anni cinquanta io me ne andai, come oggi i ragazzi vanno in India, vanno via, anch�io me ne andai nauseato, stanco da questa Roma del dopoguerra, io allora a vent�anni, mi trovavo di fronte a questa situazione, andai via da questa Roma anni 50.
E me andavo da quella Roma addormentata, da quella Roma puttanona, borghese, fascistoide, quella Roma del volemose bene, annamo avanti, quella Roma delle pizzerie, delle latterie, dei sali e tabacchi, degli erbaggi e frutta, quella Roma dei mostaccioli e caramelle, dei suppli', dei lupini, dei maritozzi colla panna, senza panna, delle mosciarelle
me andavo da quella Roma dei pizzicaroli, dei portieri, dei casini, dei casini, delle approssimazioni, degli imbrogli, degli appuntamenti ai quali non si arriva mai puntuali, dei pagamenti che non vengono effettuati, quella Roma dei funzionari dei ministeri, degli impiegati, dei bancari, quella Roma dove le domande erano sempre gi� chiuse, dove ce voleva �na raccomandazione
me andavo da quella Roma dei pisciatoi, dei vespasiani, delle fontanelle, degli ex-voto, quella Roma della circolare destra e della circolare sinistra, delle mille chiese, delle cattedrali fuori le mura, dentro le mura, quella Roma delle suore, dei frati, dei preti, dei gatti
me andavo da quella Roma degli attici colla vista, la Roma di piazza Bologna, di Via Veneto, di via Gregoriana, quella dannunziana, quella eterna, quella di giorno, quella di notte, quella turistica, la Roma dell�orchestrina a piazza Esedra, la Roma di Propaganda Fide, la Roma fascista di Piacentini
me andavo da quella Roma che ci invidiano tutti, la Roma caput mundi, del Colosseo, dei Fori imperiali, di piazza Venezia, dell�Altare della patria, dell�Universit� di Roma, quella Roma sempre col sole estate e inverno, quella Roma ch�� meglio di Milano
me andavo da quella Roma dove la gente orinava per le strade, quella Roma fetente e impiegatizia, dei mille bottegai, de Iannetti, di Gucci, di Ventrella, di Bulgari, di Schostal, di Carmignani, di Avegna, quella Roma dove non c�� lavoro, dove non c�� �na lira, quella Roma der core de Roma
me andavo da quella Roma della Banca Commerciale Italiana, del Monte di Piet�, di ...chi cazzo, di campo de� Fiori, di Piazza Navona, quella Roma che c�hai �na sigaretta, e prestame cento lire, quella Roma del Coni, del Concorso ippico, quella Roma del Foro che portava e porta ancora il nome di Mussolini
me n�andavo da quella Roma di merda!
Mamma Roma! Addio.
Negli anni cinquanta io me ne andai, come oggi i ragazzi vanno in India, vanno via, anch�io me ne andai nauseato, stanco da questa Roma del dopoguerra, io allora a vent�anni, mi trovavo di fronte a questa situazione, andai via da questa Roma anni 50.
E me andavo da quella Roma addormentata, da quella Roma puttanona, borghese, fascistoide, quella Roma del volemose bene, annamo avanti, quella Roma delle pizzerie, delle latterie, dei sali e tabacchi, degli erbaggi e frutta, quella Roma dei mostaccioli e caramelle, dei suppli', dei lupini, dei maritozzi colla panna, senza panna, delle mosciarelle
me andavo da quella Roma dei pizzicaroli, dei portieri, dei casini, dei casini, delle approssimazioni, degli imbrogli, degli appuntamenti ai quali non si arriva mai puntuali, dei pagamenti che non vengono effettuati, quella Roma dei funzionari dei ministeri, degli impiegati, dei bancari, quella Roma dove le domande erano sempre gi� chiuse, dove ce voleva �na raccomandazione
me andavo da quella Roma dei pisciatoi, dei vespasiani, delle fontanelle, degli ex-voto, quella Roma della circolare destra e della circolare sinistra, delle mille chiese, delle cattedrali fuori le mura, dentro le mura, quella Roma delle suore, dei frati, dei preti, dei gatti
me andavo da quella Roma degli attici colla vista, la Roma di piazza Bologna, di Via Veneto, di via Gregoriana, quella dannunziana, quella eterna, quella di giorno, quella di notte, quella turistica, la Roma dell�orchestrina a piazza Esedra, la Roma di Propaganda Fide, la Roma fascista di Piacentini
me andavo da quella Roma che ci invidiano tutti, la Roma caput mundi, del Colosseo, dei Fori imperiali, di piazza Venezia, dell�Altare della patria, dell�Universit� di Roma, quella Roma sempre col sole estate e inverno, quella Roma ch�� meglio di Milano
me andavo da quella Roma dove la gente orinava per le strade, quella Roma fetente e impiegatizia, dei mille bottegai, de Iannetti, di Gucci, di Ventrella, di Bulgari, di Schostal, di Carmignani, di Avegna, quella Roma dove non c�� lavoro, dove non c�� �na lira, quella Roma der core de Roma
me andavo da quella Roma della Banca Commerciale Italiana, del Monte di Piet�, di ...chi cazzo, di campo de� Fiori, di Piazza Navona, quella Roma che c�hai �na sigaretta, e prestame cento lire, quella Roma del Coni, del Concorso ippico, quella Roma del Foro che portava e porta ancora il nome di Mussolini
me n�andavo da quella Roma di merda!
Mamma Roma! Addio.
Wednesday, July 09, 2003
archivi & grandi progetti: ma qualcuno ne ha sentito parlare da queste parti? e se si' come si fara' questo lavoro? dovrebbe essere il lavoro che devo fare io? ma... come dice un mio amico, grande filosofo della strada: "io, manco me ne frega un c...". dal corriere di oggi enzo marzo.
nascono gli �archivi della repubblica�. sette fondazioni private hanno dato vita a un'associazione temporanea �di scopo� per unire le forze e cos� rendere maggiormente fruibili quegli archivi storici essenziali per la storiografia contemporanea, soprattutto della prima repubblica. le fondazioni si intitolano ai protagonisti del nostro paese, da luigi einaudi a ugo la malfa, da antonio gramsci a luigi sturzo, da filippo turati a ugo spirito. altre si aggiungeranno. l'implosione della prima repubblica ha fatto correre seri pericoli alla memoria del paese: in pochi mesi partiti pi� o meno grandi sono scomparsi, risucchiati da tangentopoli e dalla crisi irreversibile del cinquantennio. il rischio che con l'intera classe dirigente scomparissero tutte le carte era reale. quindi le fondazioni hanno il merito d'essersi fatte custodi della documentazione storica. all'appello mancano per� due partiti, il socialista e il socialdemocratico. in via del corso la d�b�cle craxiana ha visto la dispersione e la devastazione dell'archivio. ora rimangono le carte di bettino craxi, ma nulla pi�. stessa sorte ha subito �la memoria� del partito di saragat. questi due esempi in negativo rendono apprezzabile l'opera di chi s'� dato da fare per recuperare pi� materiale possibile. ora con questa iniziativa si tende a stabilire - come ha detto durante la cerimonia di presentazione gabriele de rosa - �un rapporto pi� stretto fra le fonti e i cittadini�. lo strumento scelto � quello telematico e si rif� all'esperienza degli �archivi del novecento�, che gi� dagli anni 90 valorizza su internet la documentazione d'una trentina di enti e fondazioni. fin qui tutto bene, ma durante la presentazione dell'iniziativa da parte di un rappresentante degli �archivi� sono emersi alcuni problemi. diffondere il pi� possibile sulla rete la documentazione storica � commendevole, ma fornire - come s'intende fare - anche una traccia �didattica� dell'intera storia repubblicana sar� possibile? le sette fondazioni e il parlamento hanno nominato tre garanti (giorgio rumi, linda giuva ed elena aga rossi) ma la loro impresa potr� aprire un mare di polemiche, perch� sar� complicato mettere d'accordo culture cos� diverse su una sola storia d'italia. a meno che, anche in questo campo, non si applichi il criterio salomonico della lottizzazione. e a questo ha alluso il presidente del senato marcello pera. che ha detto pera? che esistono diverse storiografie e quindi differenti interpretazioni dei fatti storici e questa pluralit� � testimonianza di libert�. per�, ha continuato, questa pluralit� �deve convergere fino a unificarci in un'unica storia�. e se non proprio unica, �largamente condivisa�, altrimenti la nostra democrazia liberale non sar� compiuta, perch� �noi tutti abbiamo bisogno di una storia condivisa�. non mancheranno le discussioni.
nascono gli �archivi della repubblica�. sette fondazioni private hanno dato vita a un'associazione temporanea �di scopo� per unire le forze e cos� rendere maggiormente fruibili quegli archivi storici essenziali per la storiografia contemporanea, soprattutto della prima repubblica. le fondazioni si intitolano ai protagonisti del nostro paese, da luigi einaudi a ugo la malfa, da antonio gramsci a luigi sturzo, da filippo turati a ugo spirito. altre si aggiungeranno. l'implosione della prima repubblica ha fatto correre seri pericoli alla memoria del paese: in pochi mesi partiti pi� o meno grandi sono scomparsi, risucchiati da tangentopoli e dalla crisi irreversibile del cinquantennio. il rischio che con l'intera classe dirigente scomparissero tutte le carte era reale. quindi le fondazioni hanno il merito d'essersi fatte custodi della documentazione storica. all'appello mancano per� due partiti, il socialista e il socialdemocratico. in via del corso la d�b�cle craxiana ha visto la dispersione e la devastazione dell'archivio. ora rimangono le carte di bettino craxi, ma nulla pi�. stessa sorte ha subito �la memoria� del partito di saragat. questi due esempi in negativo rendono apprezzabile l'opera di chi s'� dato da fare per recuperare pi� materiale possibile. ora con questa iniziativa si tende a stabilire - come ha detto durante la cerimonia di presentazione gabriele de rosa - �un rapporto pi� stretto fra le fonti e i cittadini�. lo strumento scelto � quello telematico e si rif� all'esperienza degli �archivi del novecento�, che gi� dagli anni 90 valorizza su internet la documentazione d'una trentina di enti e fondazioni. fin qui tutto bene, ma durante la presentazione dell'iniziativa da parte di un rappresentante degli �archivi� sono emersi alcuni problemi. diffondere il pi� possibile sulla rete la documentazione storica � commendevole, ma fornire - come s'intende fare - anche una traccia �didattica� dell'intera storia repubblicana sar� possibile? le sette fondazioni e il parlamento hanno nominato tre garanti (giorgio rumi, linda giuva ed elena aga rossi) ma la loro impresa potr� aprire un mare di polemiche, perch� sar� complicato mettere d'accordo culture cos� diverse su una sola storia d'italia. a meno che, anche in questo campo, non si applichi il criterio salomonico della lottizzazione. e a questo ha alluso il presidente del senato marcello pera. che ha detto pera? che esistono diverse storiografie e quindi differenti interpretazioni dei fatti storici e questa pluralit� � testimonianza di libert�. per�, ha continuato, questa pluralit� �deve convergere fino a unificarci in un'unica storia�. e se non proprio unica, �largamente condivisa�, altrimenti la nostra democrazia liberale non sar� compiuta, perch� �noi tutti abbiamo bisogno di una storia condivisa�. non mancheranno le discussioni.
Monday, July 07, 2003
un mese: (nuovo spazio privato - scusatemi tanto ma urge) da ragazzino quando c'erano le storielle con le bimbe un mese era una tappa importante. un'occasione per fare un bilancio. per valutare il senso di quello che succedeva. mi � poi sempre rimasta la fissa delle date e delle ricorrenze. forse un modo per sfuggire all'horror vacui che ogni tanto mi attanaglia.
un mese pero' bellissimo e terribile questo. mancanze cosi'... come al solito immotivate. senza senso. poi apparizioni. una incredibile, dopo tanto tempo. e proprio venuta a galla nel momento pi� difficile. in quel paese li'. sotto al vesuvio. dove tra l'altro ho passato pure io un po' di anni a giocare a pallone e a stare per strada tutto il tempo fino a sera.
apparizione sul muretto. seduto nel momento in cui avevo mollato anche io dopo tutta una giornata a cercare di fare il pap� di tutti. qualunque cosa succeda questa non me la dimentico.
e poi la fuga. come al solito, mi capita di menare fendenti a destra e sinistra e me ne accorgo dopo.
un mese di confine. sembra una banalit� (del resto le banalit� mi sono sempre piaciute per certi versi) ma voglio partire. andare via. mare. testa scollegata e baci a tutti. mi aspetta un appassionante corso di buone maniere. materia in cui sono abbastanza scarso. e si vede.
un mese pero' bellissimo e terribile questo. mancanze cosi'... come al solito immotivate. senza senso. poi apparizioni. una incredibile, dopo tanto tempo. e proprio venuta a galla nel momento pi� difficile. in quel paese li'. sotto al vesuvio. dove tra l'altro ho passato pure io un po' di anni a giocare a pallone e a stare per strada tutto il tempo fino a sera.
apparizione sul muretto. seduto nel momento in cui avevo mollato anche io dopo tutta una giornata a cercare di fare il pap� di tutti. qualunque cosa succeda questa non me la dimentico.
e poi la fuga. come al solito, mi capita di menare fendenti a destra e sinistra e me ne accorgo dopo.
un mese di confine. sembra una banalit� (del resto le banalit� mi sono sempre piaciute per certi versi) ma voglio partire. andare via. mare. testa scollegata e baci a tutti. mi aspetta un appassionante corso di buone maniere. materia in cui sono abbastanza scarso. e si vede.
Friday, July 04, 2003
Thursday, July 03, 2003
coerenza: su questo concetto io ho sempre fatto confusione. sicuramente se penso al significato pi� comune di questa parola, cio� il fatto di avere una linea che abbia un senso di sviluppo nella mia vita, b�... lasciamo perdere. c'� poi un altro valore che si d� a questa parola. pi� tecnico. da filosofi del linguaggio. ma lasciamo perdere anche li'... l'unica cosa che posso dire � che le cose che mi capitano le capisco sempre dopo. ma parecchio dopo. certe volte mi torna la paura. ma non quella di un po' di tempo fa, ossia di dire quello che voglio fare. no. si tratta di una cosa pi� profonda. specialmente quando davanti ho qualcuno che capisce subito i miei equilibri fittizi. che per me non voglio ancora rompere. e quindi via. fuga.
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